Rocco Greco, imprenditore anti-racket, mercoledì si è svegliato alle 5,30. Ha detto alla moglie che andava in azienda per guardare alcune carte. "Mio padre non era in ufficio. Mi sono insospettito. Anche perché aveva lasciato la fede e l'orologio a casa. Abbiamo iniziato a cercarlo. Era dentro un container, poco distante, in una pozza di sangue". Rocco Greco non ha lasciato neanche un biglietto. Dice il figlio: "Qualche giorno fa, aveva ripetuto a mia madre: "Ormai, il problema sono io. Se vado via, i miei figli sono a posto”, racconta sotto choc il figlio Francesco. Rocco Greco, l'imprenditore simbolo della lotta al racket nella frontiera di Gela, si è sparato un colpo di pistola alla tempia. "Era finito dentro una storia paradossale", sussurra il figlio Francesco. "I mafiosi che aveva fatto condannare lo avevano denunciato. Ma, poi, ovviamente, era arrivata l'assoluzione. Il giudice aveva ribadito che Rocco Greco era stato vittima della mafia, non socio in affari dei boss". Ma non è bastata una sentenza di assoluzione. Nell'ottobre scorso, il ministero dell'Interno ha negato alla ditta dell'imprenditore gelese, la "Cosiam srl", l'iscrizione nella white list per i lavori di ricostruzione dopo il terremoto in centro Italia. "Nel corso degli anni ha avuto atteggiamenti di supina condiscendenza nei confronti di esponenti di spicco della criminalità organizzata gelese". Questo ha scritto la "Struttura di missione antimafia sisma". "Ma come si fa a dimenticare che aveva denunciato?", ripete l'avvocato Alfredo Galasso, storico legale di tante parti civili a Palermo. "Proprio con la denuncia aveva scelto di non essere più supino a quel sistema che vigeva a Gela”. Nel 2007, Rocco Greco non solo aveva denunciato i boss della Stidda. ”Era la primavera di Gela - dice oggi il figlio - mio padre ne andava orgoglioso. Ma non era stato affatto semplice. All'epoca, però, si respirava un'aria nuova in questa parte di Sicilia, anche grazie all'allora sindaco Rosario Crocetta".
Dopo l'ultima interdittiva antimafia, un mese fa, sono arrivate le revoche di tutte le commesse pubbliche e private per la ditta di Greco, che si occupa di lavori edili. "Sono stati licenziati 50 operai", dice Francesco Greco. Intanto, l'imprenditore provava a ribadire le sue ragioni con una serie di ricorsi. Ma il Tar di Palermo non ha concesso la sospensiva dell'interdittiva (anche il Tar Lazio aveva dato disco verde al Viminale). "Il giorno dopo, il 26, siamo andati dall'avvocato per un ulteriore ricorso", racconta ancora il figlio. "La sera, papà era euforico. Mi sembrò strano. Diceva: che bella serata stiamo trascorrendo. Non capivo".