Il settimanale Giallo apre una squarcio di verità, molto inquietante, sui veri rapporti tra i due figli di Roberta Ragusa, la mamma scomparsa nel 2012 a Pisa, e Sara Calzolaio, 36 anni, l’amante del padre Antonio Logli, condannato a 20 anni di carcere per omicidio e occultamento di cadavere, in attesa - a luglio - del verdetto della Cassazione. “Il mio babbo… fa tutte le cose, è diventato una marionetta, e te gli dici cosa deve fare. È la verità”, dice la ragazzina nel marzo del 2013, Sara, un anno dopo la misteriosa scomparsa di Roberta, si era installata nella villetta di famiglia come se niente fosse, mentre Logli - anche in questi mesi - tenta di insinuare il dubbio che la moglie si sia allontanata volontariamente quella notte in cui, probabilmente, dopo avere scoperto la tresca, venne uccisa durante una lite avvenuta in strada. Dunque, almeno nel 2013, i due figli di Roberta erano tutt’altro che convinti non tanto dell’innocenza del padre ma soprattutto non vedevano nella donna che aveva preso il suo posto una persona particolarmente affettuosa, e comunque da loro non accettata. I periti che hanno analizzato la famiglia Logli, compresi nonni, erano arrivati a una conclusione: «Tutte le persone da noi sentite descrivono la signora Ragusa come una madre sempre centrata sui figli e in simbiosi con questi, caparbia e determinata. A nostro avviso è importante segnalare come i due ragazzi vivano la scomparsa della madre in modo differente: la bambina pensa a un possibile rientro della madre e fantastica di come “sistemare” le questioni relazionali in famiglia collocandosi con il padre e la compagna di questi in un altro appartamento, e lasciando la casa familiare alla madre. Il ragazzo, invece, mostra più sofferenza a distanziarsi dalla tesi del papà e del nonno e mestamente ha confidato che pensa che la mamma non si sia allontanata spontaneamente».
Logli invece ha “la tendenza a non essere spontaneo e trasparente nel riferire i fatti e le emozioni. Quando gli è stato fatto notare che non aveva riferito la verità sulla sua convivenza con Sara Calzolaio, ha negato immediatamente la realtà e poi ha goffamente tentato di giustificarsi con un “non ricordo”. Logli ha difficoltà ad approfondire il punto di vista dei bambini rispetto alle decisioni prese. Vi è la tendenza a mantenere il controllo sui figli, su quanto dicono e quanto fanno. Ha difficoltà a verbalizzare i sentimenti di perdita e sgomento rispetto all’assenza di un componente della famiglia così importante. L’interpretazione della realtà viene proposta in modo manipolato e credibile anche alla presenza dei figli”, riporta Giallo.
E’ la Pasqua 2013. La piccola dice: “La mamma non ha mai regalato un uovo al babbo, neppure quando erano fidanzati”. Sara non esita a mettere in cattiva luce la figura della mamma: “È questa la differenza, purtroppo. Mi dispiace, probabilmente il papà non sarà mai stato tanto innamorato, oppure lei non lo sapeva nemmeno amare”. Il 24 marzo del 2013, la bambina piange disperata per una lite con Sara. Ripete: “Non ce la faccio più!”, mentre Sara rivela che “il vero motivo per cui ha deciso di stare con Antonio è proprio per la presenza dei suoi figli, perché se fosse stato da solo lo avrebbe lasciato”. Lei replica piangendo: “Io voglio la mamma”.. E Sara insiste: “Anche io voglio la tua mamma. Anche io voglio che torni a casa, anche io vorrei fare la fidanzatina felice, la ragazzina, ma non ho mai fatto la ragazzina”. Il 7 aprile del 2013 Sara le urla addosso: “Devi stare attenta a come si parla, a cosa dici, te datti fuoco!”. La risposta è secca: “Io non mi do fuoco! Dattelo te!”. Il 9 aprile la bambina confida a Sara: “Ho visto dei mostri, ho sognato che era stato ritrovato il corpo della mia mamma….”. Sara: “Scusa, non hai dormito, come hai fatto a vedere i mostri?”. La bambina: “Lo sento….Di mia madre hanno trovato il corpo…". Il 29 aprile 2013 ha una crisi di nervi e piange in preda alle convulsioni. Ha appena litigato con il fratello, seduta sul pavimento: “Basta! Non ti agitare, papà non può salire…Allora rimani per terra. Cosa ti devo dire? Però non voglio sentire urlare. Alzati. Alzati e vai a mettere a posto. Guarda, veramente, anche se continui non succede nulla, ti ripeto, non cambia niente, la scenata non serve a niente…”. E la bambina urla: “Aiuto!”.