ALBERTO C.FERRO E MARIA LOPEZ
“Io e mia moglie ci stavamo riavvicinando….”. Un movente semplice. L’amante di lui, Stefano Del Bello, anzi l’ex, Chiara Alessandri, 44 anni (nella foto), sposata e separata, madre di 3 figli, ha individuato nella moglie e madre della piccola Martina, Stefania Crotti, il target da uccidere. L'ha uccisa a martellate nel suo garage di Gorlago, dove l'aveva attirata con una scusa o costretta sotto la minaccia di un'arma, ha caricato il cadavere sull'auto e dopo lo ha cosparso di benzina incendiato. Chiara Alessandri è già in carcere da alcune ore, con l’accusa di omicidio volontario aggravato e distruzione di cadavere. La donna, 44 anni, non accettava che Stefano Del Bello, il marito di Stefania da cui si era di fatto separata un paio d’anni fa, l’abbandonasse per tornare in famiglia. Un rapporto tormentato su cui la donna, a sua volta separata, aveva puntato tutte le chance di rifarsi una vita, a partire dalla condizione sociale sino a uno di amore psicotico. “Chiara era legatissima a Stefano - racconta un’amica sotto choc - ma negli ultimi tempi non si vedevano più, è sempre stata una brava ragazza ….ha perso la testa”. Un delitto che sa più di una vendetta che di un tentativo di liberarsi di una rivale. Ormai era chiaro che lei era stata scaricata per sempre.
Stefano Del Bello era rimasto in buoni rapporti con la moglie, si ritrovavano insieme per le feste, per il compleanno di Martina, per decidere assieme sulle cose più ovvie nella vita di una bambina adorata da entrambi, come la palestra, le vacanze, la scuola, le spese da affrontare. Negli ultimi due anni Stefania Crotti andava in vacanza da sola con la bambina e una volta su Facebook aveva scritto che l’estate del 2015 era stata indimenticabile, che avrebbe voluto non finisse mai. Forse era l’ultima prima della crisi coniugale. Non si era persa d’animo e aveva concentrato tutto il suo amore per Martina. Lo si vede dallo sguardo della bambina, nelle tante foto su Facebook, da lei postate sino a poco tempo fa, che era comunque felice, legatissima alla madre, quasi una compagna di giochi. La crisi, purtroppo non infrequente, in coppie all’apparenza molto unite, alla fine è stata fatale alla famiglia di Gorlago. Lavoravano nelle stesso paese. Cenate Sotto. Lui alla Gewiss, tecnico informatico, lei alla Psg, impiegata amministrativa. Bella casa, una villetta a schiera, il Suv, le vacanze al mare in Abruzzo, sulle Dolomiti, in Sardegna, la palestra, i corsi di yoga, il rapporto con la psicologa che la aiutava a ricucire il rapporto con il marito. Lei e la piccola, splendide. Ecco, Chiara Alessandri ha voluto impedire all’ex amante di ritornare nel suo mondo. Distruggendolo per sempre e togliendo per sempre la madre alla bambina. Un riflesso pavloviano dopo l’abbandono, che non sappiamo come si svolse, se fu brusco e senza ritorno o un processo già lungo. Solo questa donna che si fa fotografare sorridente dagli amici in pranzi e feste di continuo, sa la verità.
Le indagini sono ancora in corso. Forse ha avuto un complice, forse no. I carabinieri hanno le immagini della sua auto davanti all’azienda di Stefania, qualche minuto prima delle 15,30 quando sapeva che lei avrebbe concluso il turno di lavoro. Nei giorni precedenti, pochi giorni prima, un marocchino armato aveva “sequestrato”, proprio all’uscita dal lavoro, un operaio colpevole di avere avuto una relazione con la sua compagna e lo aveva prima trascinato in un bosco e poi in una casa, dove sono poi stati trovati incolumi. Forse questo episodio ha fatto scattare l’idea di un’emulazione con la variante dell’omicidio.
L’incendio del cadavere sembra più un gesto rituale che un tentativo di nascondere il corpo, con i resti lasciati su un sentiero frequentato da sportivi e ciclisti, quasi affollato. Ma anche questo è un aspetto che i magistrati e i carabinieri stanno approfondendo. Chiara Alessandri era già indagata per omicidio sabato sera, lo aveva confermato il suo avvocato di fiducia, Gianfranco Ceci, convocato in caserma per assistere la presunta assassina della madre di Martina. Un femminicidio atipico, la mano assassina non è di un uomo ma di una donna ferita, amareggiata, disperata. E prigioniera di un odio indescrivibile.