”Avere la condanna della giustizia umana non redime, per redimersi ci si deve convertire. Penso sempre a lei. L'unica cosa che mio sento di dire è di ringraziare i giudici e tutti quelli che hanno lavorato a questo processo", ha detto la mamma di Teresa Costanza, 30 anni, uccisa con il fidanzato Trifone Ragone. Dopo la conferma dell’ergastolo confermato anche in appello per Giosuè Ruotolo, accusato del duplice omicidio della coppia di fidanzati, uccisi a colpi di pistola la sera del 17 marzo 2015.

La ragazza, assicuratrice di 30 anni, viveva a Milano. Sentenza dopo circa otto ore di Camera di Consiglio. La giuria, presieduta da Igor Maria Rifiorati, si era ritirata intorno alle 12:30 dopo aver ascoltato le repliche della difesa, affidate a uno dei legali di Ruotolo, Giuseppe Esposito, e le dichiarazioni spontanee dell'imputato, che ha preso la parola per la prima volta nel processo d'appello. "Tra me e Trifone c'era un rapporto cordiale. Sono stato condannato all'ergastolo, ma di mio in questo processo non c'è nulla - ha detto -, come confermato anche dai Ris di Parma. Non ho mai litigato né verbalmente né fisicamente con Trifone e in questo senso sono le testimonianze dei commilitoni”.
Giosuè Ruotolo, ex militare, di 29 anni, originario di Somma Vesuviana (Napoli) si dichiara innocente. Trifone Ragone, militare, originario di Adelfia (Bari), 28 anni, e Teresa Costanza, 30 anni, assicuratrice milanese di origini siciliane, furono uccisi nel parcheggio del Palazzetto dello Sport di Pordenone, dopo una serie di controversie tra le vittime e lo stesso Ruotolo. Movente, più di uno. Per il pm Vallarin aveva "commesso gli omicidi per salvare la sua carriera”, ciòè l’ingresso nella Guardia di finanza, che avrebbe potuto essere bloccato dallo stesso Ragone, se mai lo avesse denunciato per i messaggi anonimi inviati alla fidanzata dal profilo FB Anonimo Anonimo, inviati utilizzando il wi-fi della caserma. “Togliendoli di mezzo sparivano due rivali, due minacce viventi, due persone verso cui covava odio già da tempo".
La Corte d'assise di Udine aveva condannato Ruotolo all'ergastolo e a due anni di isolamento diurno con una sentenza pronunciata l'8 novembre 2017. Una volta uccisi, “Il suo futuro sarebbe tornato ad essere roseo, abbiamo avuto il movente sempre sotto gli occhi e ce lo ha detto l'imputato stesso quando ha motivato le ragioni per cui non aveva riferito di essere stato al palazzetto quella sera: ‘Una sola attenzione avrebbe potuto compromettere il mio ingresso nella guardia di finanza che sarebbe avvenuto a breve’”.
Trifone Ragone e Teresa Costanza vengono uccisi nell'auto di lei, crivellati da sei colpi di pistola, alle 19:45 del 17 marzo 2015, all’uscita dalla palestra che entrambi frequentavano. In quegli stessi momenti Ruotolo viene localizzato, dalle telecamere di sorveglianza, in quello stesso posto e subito dopo davanti al laghetto di San Valentino dove il killer gettò l'arma del delitto. Al militare sarebbe attribuito un movente: quattro mesi prima del delitto sarebbe stato picchiato da Ragone e minacciato di essere denunciato. Dal momento in cui Trifone aveva lasciato la casa in cui viveva con Giosuè ed altri due commilitoni, Ruotolo aveva aperto un profilo Facebook anonimo ed inviato messaggi a Teresa Costanza sotto il nome “Annalisa”, chiamandola “cornuta” e dicendo di essere un'amante di Trifone. Fino a quando Ragone non avrebbe scoperto chi si nascondeva dietro lo pseudonimo. Da qui, pare, l’idea di affrontare l’ex amico, la lite e - pare - anche le botte. Un’umiliazione insostenibile.
"Non ho mai avuto dubbi e l'ho sempre detto a chiare lettere. Tutti gli elementi erano a carico di Ruotolo, sotto il profilo della giustizia sono soddisfatta, dall'altro non fa piacere sentire dare l'ergastolo a un giovane ragazzo. E' responsabile dell'omicidio di Teresa e Trifone e oggi c'è stata giustizia. Sotto il profilo della giustizia sono soddisfatta, dall'altro non fa piacere sentire dare l'ergastolo a un giovane ragazzo. E' responsabile dell'omicidio di Teresa e Trifone e oggi c'è stata giustizia”, conclude l'avvocato Serena Gasperini, legale della famiglia di Ragone.