L’avvocato Claudio Salvagni ha fatto della difesa di Massimo Bossetti, l’assassino di Yara Gambirasio, una missione. Non pago dei tre eragastoli, attraverso memoriali - l’ultimo in questi giorni - adesso anche l’immancabile libero. Lo ha spiegato a Radio Cusano Campus: “È un’idea nata insieme nei vari colloqui con Bossetti. Da una parte lui vuole esternare tutta la sua rabbia per la mancata possibilità di difendersi realmente, le pressioni psicologiche, la vita carceraria, le illusioni, le delusioni. Dall’altra parte ci sono io, questo è un processo che mi ha cambiato la vita, ha inciso profondamente sul mio essere. Ho toccato con mano la disperazione umana, non poter dimostrare la propria innocenza crea un cortocircuito che porta un uomo anche ad accarezzare l’idea di farla finita. Abbiamo fatto ricorso a Strasburgo per la violazione dei diritti di difesa. Strasburgo potrebbe dire che Bossetti non ha avuto la possibilità di difendersi nel processo, questo aprirebbe subito le porte ad una revisione”. Salvagni ripete da anni lo stesso concetto come un mantra: “Al mio assistito non è stato concesso di difendersi in dibattimento, poiché la difesa non ha mai avuto modo di analizzare i reperti su cui hanno lavorato i Ris e le cui analisi hanno portato alla condanna.I reperti, nel caso specifico gli indumenti di Yara, la difesa non li ha mai neppure potuti vedere. Non sappiamo se quegli slip esistono davvero o se hanno i buchi perché sono stati fatti i prelievi del Dna. Per prima cosa vorremmo vederli e poi poterli analizzare perché siamo convinti che l’esame del Dna condotto solo dal Ris sia sbagliato. Siamo convinti che rifacendo quell’esame verrebbe fuori un risultato completamente diverso”. Che dire ancora? Verrebbe da pensare - non è il caso dell’avvocato che fa semplicemente il suo lavoro e che non si vuole rassegnare alle sentenze che inchiodano Bossetti alle sue terribili responsabilità - che nessuno abbia davvero le carte del processo. Perche, a parte la prova granitica del Dna, ci sono tanti indizi e prove che sostenere il contrario è una sfida all’intelligenza e al buon senso. Aspettiamo la prossima mossa.