Si avvia verso l’archiviazione l’indagine che tenta di fare luce sulla morte della giornalista del TG3 Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin, uccisi a Mogadiscio, in Somalia, il 20 marzo di 25 anni fa. Secondo la Procura di Roma, non sono emersi nuovi elementi sufficienti per non procedere all’archiviazione definitiva. In pratica, la fonte confidenziale dei servizi segreti del Sisde che nel 1997 aveva riferito di collegamenti fra la morte dei due giornalisti e il traffico di armi e di rifiuti in Somalia, è irreperibile. La decisione spetta al gip Andrea Fanelli, al termine di una camera di consiglio che sarà fissata prima della pausa estiva.
“Ancora una volta, non si può fare a meno di constatare che si sono rilevati privi di consistenza quegli elementi che non apparivano idonei, se non all’identificazione degli autori materiali, ovvero dei mandanti dell’omicidio, almeno ad avvalorare la tesi più accreditata del movente che ha portato al gesto efferato o ad esplorare l’ipotesi del depistaggio”, così affermano il procuratore Giuseppe Pignatone il pm Elisabetta Ceniccola nella richiesta di archiviazione, già presentata una prima volta nel giugno del 2018 e respinta dal gip.
Carlo Palermo e Giovanni D’Amati, avvocati di Annamaria Riccardi, la zia di Ilaria, promettono battaglia nel tentativo di convincere il giudice a rigettare nuovamente la richiesta e proseguire nelle indagini. Nell’atto in cui si oppongono alla richiesta, indicano come nuovi spunti alcuni documenti fra cui la sentenza di primo grado per l’omicidio di Mario Rostagno, il verbale dell’audizione in commissione parlamentare del generale Mario Mori, la sentenza sulla trattativa Stato-Mafia, gli atti desecretati dalla Camera nel 2014 e gli appunti di Ilaria Alpi. Per i legali, sarebbe entrate numerose nuove risultante, “incredibilmente non esaminate dal pm”. Contro la richiesta di archiviazione anche le altre parti offese: FNSI, Ordine dei Giornalisti e USIGRAI. Pienamente d’accordo anche Omar Hashi Hassan, somalo che ha scontato 17 anni di galera e assolto al termine di un processo di revisione “per non aver commesso il fatto”. “La famiglia di Ilaria Alpi chiese subito la mia scarcerazione, perché era convinta della mia innocenza, e mi è stata vicina fino all’assoluzione”.
La vicenda di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin si trascina ormai da 25 anni. La giornalista e l’operatore furono inviati in Somalia nel dicembre del 1992: le loro inchieste si concentrano su un presunto traffico di armi e rifiuti tossici che poteva contare sulla complicità dei servizi segreti e delle alte istituzioni italiane. La Alpi e Hrovatin furono trovati cadaveri a poca distanza dall’ambasciata italiana di Mogadiscio. La mamma di Ilaria, Luciana Ricciardi Alpi, inizia una lunga battaglia alla ricerca della verità che andrà avanti senza soste fino al 12 dicembre 2018, quando muore senza riuscire a sapere chi e perché ha ucciso sua figlia.