Nel 2016, quando Marcello De Vito - presidente del consiglio comunale di Roma Capitale arrestato all’alba di questa mattina - era candidato M5S alle Comunarie di Roma, aveva fatto della corruzione il cavallo di battaglia della sua campagna elettorale: “Andiamo a colpire la corruzione con cui i partiti hanno campato per anni”. Il 4 febbraio scorso, in un’intercettazione telefonica, l’avvocato Camillo Mezzacapo si rivolgeva a lui con toni ben diversi: “Questa congiunzione astrale, tipo la cometa di Halley, è difficile che si verifichi: Marcè, dobbiamo sfruttarla”. Secondo il gip di Roma la prova che l’avvocato sarebbe stato il tramite per De Vito per “Mettere a disposizione la sua pubblica funzione di presidente del Consiglio comunale per assecondare, violando i principi di imparzialità e correttezza, interessi di natura privatistica facenti capo al gruppo Parnasi”.
Risultato, ai polsi dell’esponente di punta del M5S e dell’avvocato Mazzacapo sono scattate la manette dl comando provincia dei carabinieri, nell’ambito dell’inchiesta della Procura sul nuovo stadio della Roma, sulla costruzione di un nuovo albergo presso l’ex stazione ferroviaria di Roma Trastevere e sulla riqualificazione dell’area degli ex mercati generali di Roma Ostiense. L’indagine avrebbe permesso di fare luce su una rete di corruzione creata da imprenditori attraverso l’intermediazione di un avvocato e un affarista che avevano il compito di raccordo con De Vito, a cui spettava il compito di agevolare gli appalti di diversi progetti immobiliari. De Vito e Mezzacapo avrebbero intascato 110mila euro dagli imprenditori Carlo e Pierluigi Toti, oltre ad una tranche precedente di 48mila, per un loro interessamento per il progetto di riqualificazione degli ex marcati generali di Ostiense.
Al momento sarebbero in corso perquisizioni in Campidoglio, negli uffici dell’Italpol e della “Silvano Toti Holding SpA”. Oltre a De Vito, i carabinieri avrebbero arrestato altre tre persone e consegnato a due imprenditori una misura interdittiva temporanea di esercitare attività imprenditoriale. Fra gli indagati a piede libero Pierluigi e Claudio Toti (quest’ultimo presidente della squadra di basket “Virtus Roma”), titolari della “Lamaro Appalti” e della “Silvano Toti Holdin SpA”, l’architetto Fortunato Pititto e Gianluca Bardelli, l’avvocato Virginia Vecchiarelli, l’amministratore della società “MDL srl” Sara Scarpari e l’immobiliarista Giuseppe Statuto, a capo dell’omonimo gruppo imprenditoriale. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono corruzione, traffico di influenze illecite, evasioni di imposte e false fatturazioni.
Il 10 dicembre scorso, in un altro filone dell’inchiesta che aveva portato all’arresto del costruttore Parnasi, considerato il “capo e l’organizzatore”, era finito anche l’avvocato genovese Luca Lanzalone, voluto ai vertici dell’Acea dal M5S.
Avvocato, 45 anni, Marcello De Vito è stato il primo candidato grillino alla poltrona di Sindaco. Vicino all’alata più ortodossa del movimento alla capogruppo in Regione Roberta Lombardi, alle comunali del 2016 si era guadagnato il titolo di “Mister Preferenze” con 6.500 voti a favore, risultando secondo dopo Virginia Raggi. Da qui la conquista della presidenza dell’assemblea capitolina. Nei post del suo blog si legge “#RomaTagliaGliSprechi: nel primo anno di consiliatura M5S tagliate le spese e ridotti gli sprechi di denaro pubblico dell’Assmblea Capitolina”. E ancora: “Ho una splendida figlia, ed è soprattutto per lei che ho scelto di entrare nel Movimento. Questi tutto quello che sono lo devo ai miei genitori, all’educazione che mi hanno impartito, a quanto mi hanno consentito di fare”.
Immediata la reazione del M5S, a cominciare dal vicepremier Di Maio, che attraverso i social annuncia: “Marcello de Vito è fuori dal Movimento. Mi assumo la responsabilità di questa decisione come capo politico”. “Nessuno sconto a chi ha sbagliato”, replica la sindaca Raggi, “Gravissime le accuse che hanno portato all’arresto di De Vito. Massima fiducia nel lavoro della magistratura con l’auspicio di fare chiarezza al più presto in questa vicenda”, ha aggiunto Roberta Lombardi.
Più caustico l’ex Federico Pizzarotti: “Mi auguro che la vicenda possa chiarirsi, perché Roma e i romani si meritano un’amministrazione e una politica che possano valorizzarli e valorizzare le straordinarie qualità della nostra capitale. Ma per la Giunta Raggi oggi è il tempo della riflessione sul proprio futuro, perché non è da escludere un passo indietro”.