Nonno, padre e figlio suicidi all'improvviso, senza mai rivelare a nessuno il proprio stato depressivo o mostrare agli altri le proprie tristezze. L’ultimo dell'incredibile vicenda dei Salvoldi è Samuele, 27 anni: a precederlo suo papà Sergio, che 14 anni fa si è ucciso annegandosi in un canale. E anche suo nonno Giacinto, ben 63 anni fa, si era gettato sotto un treno, senza lasciare un messaggio e spiegare le ragioni di un gesto estremo e definitivo. Giacinto, contadino, nel 1956 si era gettato sotto un treno tornando a casa a piedi da una visita medica. Forse gli avevano detto che aveva un male incurabile, ma nessuno lo ha mai accertato.
Samuele si era sposato lo scorso 16 aprile. Restano le foto, i video, i sorrisi e gli abbracci di una giornata di festa condivisa con amici e familiari. Mercoledì scorso era appena tornato dal viaggio di nozze, rinviato ad agosto per gli impegni di lavoro: lunedì si è impiccato nella cella frigo della macelleria di famiglia. ANcora una volta senza alcuna spiegazione, come il padre e il nonno. Samuele Savoldi aveva 27 anni, viveva a Lonato del Garda, nel Bresciano, faceva il macellaio nell'impresa di famiglia, nata decenni fa. Una realtà economica solida alle spalle, una famiglia unita, anche se segnata dal lutto. Nonno, padre e figlio suicidi mentre attraversano gli anni di una vita normale e comunque ricca di soddisfazioni, umane e professionali, nascondendo a tutti il loro vero stato d’animo.
La moglie, Giulia Garatti, 27 anni, gestisce la sua famiglia un noto ristorante della zona. "L' ultimo regalo che gli ho fatto - racconta a Repubblica - è metterlo vicino al suo papà. Samuele non si era mai rassegnato al distacco, adesso l'ha ritrovato. Dopo la cremazione, deporrò le ceneri nella tomba del padre".
Samuele la mattina del lunedì era al lavoro con i suoi due fratelli e soci: "Lo aspettavo per pranzo a Montichiari - dice ancora la moglie - si era infortunato ad un dito e alle 15 avevamo appuntamento dal medico. Non rispondeva al telefono, ho mandato il cugino a vedere dov'era". Lo hanno trovato nel frigo della macelleria, appeso ai ganci dove si appendono i corpi sezionati degli animali appena macellati. Per impiccarsi ha usato la grossa la corda con cui si legano i bovini in attesa di essere uccise. L'ha legata a un gancio ed è salito su una cassa di plastica, allontanata con un calcio.
"Una pugnalata incomprensibile - dice Stefano, il fratello maggiore di sei - pochi minuti prima di sparire nel frigo era con noi, sorridente e sereno. Mi ha salutato dandomi appuntamento al pomeriggio". Il padre Sergio aveva 52 anni e lui 13, quando lo aveva accompagnato a scuola come tutte le mattine. Era sereno, scherzava con il ragazzino, poi il commiato: "Ciao, ci vediamo alle 14, torno io a prenderti".
Pochi minuti più tardi l'uomo si era annegato in un canale. "Non ha mai detto niente - dice ora la mamma Liliana - ma io sapevo che si era rotto qualcosa. Non si dava pace perché il papà alla fine non era stato capace di parlargli e perché, nell'addio, gli aveva taciuto la verità. Sono sicura che ha voluto raggiungerlo per stare con lui e capire". Infine l’incontro tra Samuele e Giulia, cinque anni fa: "Sono andato io a benedire Samuele in quel frigo - rievoca don Osvaldo Checchini - era il ragazzo più dolce e gentile che abbia mai conosciuto".