Per gli inquirenti bisogna distinguere: da una parte le buste contenenti esplosivo recapitate alla sindaca Appendino e al capogruppo della Lega della circoscrizione 6, Alessandro Sciretti. Quelle sono di chiara matrice anarco-insurrezionalista: sono molto simili e ambedue presentano lo stesso mittente, la “scuola A. Diaz di Genova”. L’esponente della Lega aveva scatenato le ire dell’area anarchica torinese lo scorso febbraio, quando commentando gli scontri per lo sgombero dell’ex Asilo di via Alessandria, in un post su Facebook aveva evocato proprio la scuola Diaz, quella dove avvennero disordini durante il G8 del 2001.
Diverse sembrano quelle recapitate alla “Nuvola”, la nuova a prestigiosa sede della “Lavazza”, seguita da altre due, una alla “Ferrero” di Alba e l’altra allo stabilimento della “Caffè Vergnano” di Santena, nell’immediata cintura torinese.
Nel testo della lettera, proveniente dal Belgio, scritta in inglese al computer, stampata su un foglio A4 e firmata da “uomini d’affari”, un vero e proprio ricatto: soldi o inquiniamo il caffè. All’interno è stata invenuta una bustina contenente della polvere di colore verdastro, della “oleadandrina”, una sostanza vegetale estratta dalla linfa dell’oleandro in grado di provocare disturbi gastrointestinali che in casi estremi possono portare anche all’arresto cardiaco. Il testo è quanto mai chiaro: “Non fatevi ingannare dall’aspetto: diluito o meno, si tratta di un veleno molto efficace. Come immaginate, è molto facile introdurre un po’ di veleno in polvere o liquido all’interno dei vostri prodotti che si trovano sugli scaffali dei supermercati. Immaginate gli effetti disastrosi per la vostra immagine se i clienti iniziassero a morire”.
Sette dipendenti della Lavazza sono stati messi in isolamento e sotto osservazione per l’intera giornata di ieri.
Dello stesso tenore le missive inviate alla Ferrero di Alba, e alla sede della Caffè Vergnano, dove nella lettera veniva indicato il termine massimo del “20 maggio” per pagare 300mila euro su un conto elettronico Bitcoin.
In tutti e tre gli stabilimenti, che hanno evitato commenti, non è stata interrotta la produzione: sul posto sono intervenute la Digos, le forze dell’ordine e i Vigili del Fuoco del Nucleo Biologico Chimico Radiologico.