Per la terza volta, la giustizia spagnola ha scelto di archiviare il ricorso presentato dai familiari delle 13 studentesse del progetto Erasmus – di cui sette italiane - morte nel marzo del 2016 a bordo di un autobus uscito di strada. Per i giudici, non esistono prove e indizi sufficienti per arrivare a processo e il risultato, per la terza volta, è che non ci sono colpevoli. Malgrado quella notte l’autobus su cui viaggiavano ha sfondato il guardrail invadendo la corsia opposta per poi ribaltarsi dopo aver colpito un’altra auto.
Il sospetto, fin dalle primissime ore, si concentrava su un colpo di sonno dell’autista, che sopravvissuto all’incidente ha sempre mostrato un atteggiamento contraddittorio: fu lui stesso ad ammettere di essersi addormentato, salvo poi ritrattare tutto e dare la colpa a un malfunzionamento dei freni complicato dall’asfalto reso viscido dalla pioggia. Peccato che a verbale ci siano perizie di tecnici che hanno smentito un guasto all’impianto frenante e dichiarato che la strada era perfettamente asciutta.
Malgrado l’amarezza per la decisione del tribunale, Le famiglie delle sette ragazze rimaste uccise nel tragico schianto non si danno per vinte: hanno annunciato di voler presentare un nuovo appello al tribunale di Tarragona, quello che nel 2018 aveva disposto nuovi accertamenti.