“Dopo la violenza carnale la vittima mi ha chiesto di dormire con me. Poi s’è presa i soldi pattuiti, gli ho chiamato il taxi e se n’è andata….Si avevamo concordato il prezzo della prestazione…E le lesioni non riguardano gli organi genitali ma solo per l’uso degli studenti dei ‘giochi’”. Federico Pesci, 46 anni, è sotto processo per il presunto stupro, durato cinque ore, nel suo attico di Parma,in via Lepido, avvenuto la notte del 19 luglio. Il suo avvocato è famoso: Fabio Anselmo, il compagno di Stefano Cucchi, la sorella di Stefano Cucchi picchiato in una caserma di carabinieri di Roma. Secondo Anselmo, noto per il suo impegno nelle cause contro vittime di violenze, ha sostenuto che in questo caso - appunto - “le vittime sono due, il mio cliente e la ragazza”. Ha chiesto il patteggiamento ma il pm glielo ha negato e ha pure aggravato il peso delle accuse: ora Pesci deve rispondere di violenza di gruppo, un’accusa che vale sino a 12 anni di carcere. Già, perché quella notte si fece “aiutare” nelle sevizio in stile sadomaso da un pusher nigeriano di 53 anni, già condannato a 5 anni di carcere con rito abbreviato. Sesso, violenze efferate e cocaina a fiumi, quella notte maledetta. Lei però, tornata a casa, con ferite e lesioni provocate da fruste e dalle corde usate per immobilizzarla, si era sentita male e aveva chiesto aiuto ai suoi familiari. Agganciata su una chat dal facoltoso commerciante, molto conosciuti non solo a Parma, proprietario di una catena di negozi, appassionato di moto e di movida, le aveva proposto un incontro che lei accettò, implicitamente con rapporti sessuali compresi che non ha mai negato. Sono le varianti (la presenza del nigeriano e le botte) imposte da Federico Pesci su cui la giovane, non aveva espresso alcun consenso. Il sesso a tre, le botte, le violente frustate, non rientrava nel programma originario, compreso l’uso della droga. dall'arresto alla prima udienza del processo.
Pesci e il nigeriano Wilson Ndu Aniyem finoscono in cella il 30 agosto poi per il commerciante scattano i domiciliari nella casa dei genitori dove si trova tuttora con il solo permesso di potersi recare al lavoro nel negozio di abbigliamento nel centro di Parma. “Ho perso tutto, sono rimasto solo, la casa, le auto, parte del lavro, la stima e l’amicizia per una notte sbagliata sì, ma dove non ci fu violenza ma solo rapporti consenzienti”.
Secondo la ricostruzione della polizia, il 53enne l’avrebbe frustata in modo così violento da abbatterla al suolo, poi immobilizzata con corde e catene che le cingevano mani e piedi, infine imbavagliata, con un morso in bocca per impedirle di urlare. l'imprenditore avrebbe freneticamente convocato altri spacciatori per ottenere altra cocaina e chiudere l’orgia alle sette del mattino. Alla ragazza ha prestato un pigiama lungo per nascondere i segni delle lesioni all’autista.