Perché occuparsi delle grandi categorie del Bene e del Male in questo XXI secolo? Perché, in questa società “liquida”, di corsa e inquieta, soffermarsi a studiare e ad analizzare la Coscienza (con la “c” maiuscola) degli individui e il loro rapporto con quel grande Principio Creatore che è Dio? Perché scavare nelle oscure e profonde prigioni al vizio che Dante Alighieri con sublime maestria poetica e raffinata violenza ha voluto tessere intorno ai grandi, eterni vizi dell’umanità?
Le domande sono tutt’altro che peregrine e fuori luogo e non a caso la dottrina gnostica è maestra nel cammino dell’Autore della “La Divina Umanità – Inferno”, così come il sommo vate Virgilio lo è per Dante Alighieri nel suo cammino all’Inferno, andata e ritorno…
L’umanità nasce da un Principio Creatore. Questo Principio Creatore è Dio. Dio è un’immensa forza energetica che crea senza sosta, secondo un Principio Divino. L’umanità è “divina” perché reca in sé la matrice originale di Dio, ma reca pur sempre – e per principio divino di creazione – sia la matrice del Bene sia la matrice del Male (che può trasformarsi nel suo cuore, secondo inclinazioni malvagie, in un infinito repertorio di vizi, difetti e pericolosissimi “io” psicologici).
In questo Libro, l’Autore – alla sua Opera prima – si propone il compito che secoli orsono aveva animato ed infiammato l’anima ed il cuore di Dante Alighieri: risvegliare la Coscienza degli individui ed “avvisarli” di ritornare a Dio. Come Dante Alighieri, Christian Grasso ripercorre il cammino dell’iniziato - “iniziato” perché ha pur sempre “ricevuto la luce” della Conoscenza e il dono della Consapevolezza – verso il centro della Terra, Interiora terrae, per ritrovare la pietra filosofale nascosta e ripulirsi appunto da vizi, difetti, io psicologici.
Notiamo come, nel libro, non si parli di “Peccato” chiamandolo genericamente per nome, ma ci si riferisce soprattutto a quel grande Nemico per l’Essere umano rappresentato dall’io psicologico, sublime affabulatore del Male, amico di ogni pigrizia e di ogni ignavia, complice compiacente di lussuria, avidità, ingordigia e violenza di ogni genere.
Ogni personaggio che incontriamo nella lettura, è lo specchio della parte più oscura dell’animo umano, quella parte che Grasso non esita a chiamare con il suo nome: “la bestia”. Ma, se la Divina Umanità è il risultato finale della Creazione di Dio, Grasso ci fa capire e comprendere il suo messaggio (che è il medesimo di Dante Alighieri): rimettersi sui binari giusti di quel Grande Gioco che è la Vita.
“… Un mattino qualunque di un giorno come un altro mi sono sentito fortemente coinvolto nella lettura della Divina Commedia, fino a sentire la necessità impellente di immedesimarmi in Dante. Ecco i risultati di tutte le mie elucubrazioni…”, così spiega, al Capitolo I, “…e non scriverò che cosa è la Divina Commedia come gli studiosi attualmente la considerano… nulla verrà scritto o proferito in merito a… quanto già letto di inerente alla Divina Commedia…”. La Divina Commedia, scrive ancora l’Autore, è un manuale scientifico, politico, sociale, spirituale… è una dottrina gnostica elaborata affinché ci si possa auto-realizzare.
Secondo Grasso e, ai suoi tempi, anche secondo Dante Alighieri, l’Individuo versa attualmente in una condizione paragonabile a quella “animale”. Se vuole essere Uomo, deve lavorare con rettitudine, volontà e coscienza per trasformare la sua animalità in Anima. L’individuo, risvegliando la sua coscienza giorno per giorno, ha la possibilità di alzare il proprio livello di consapevolezza, gradino per gradino.
Ogni gradino ha una linea orizzontale che rappresenta il cammino di tutti e una linea verticale che sale man mano che sale il cammino: i gradini saranno sempre più piccoli, e al livello più alto si incontrerà il Paradiso di pochi, ma forse anche di quasi tutti, degli iniziati, degli autorealizzati… tutto dipende dalla scelta del cammino.
La prossima presentazione il 31 gennaio al Fenice di via Porte Palatine 2, ci sarà l’autore.