Di Marco Belletti
“La stazione di servizio Texaco di Hapscomb si trovava sulla statale 93 appena a nord di Arnette, un paesotto con quattro strade in tutto, a centottanta chilometri circa da Houston”.Inizia così uno dei romanzi più celebri e visionari di Stephen King, uno degli autori più letti al mondo. La sua produzione è immensa - quasi 90 libri tutti decisamente corposi venduti in 500 milioni di copie - fatta di successi planetari, scritti con uno stile semplice e un vocabolario essenziale: il ridotto numero di termini utilizzati era la stessa critica di cui fu accusato anche un altro grande scrittore dalle grandi tirature come Georges Simenon. È quindi difficile giudicare Stephen King: quelli a cui non piace affermano che è solo il creatore di anonimi best seller, i suoi fan lo ritengono il più grande scrittore al mondo e sono molto pochi i lettori lasciati indifferenti dagli scritti dello scrittore nato nel 1947 a Portland, nel Maine. In ogni caso, King è un maestro nel rendere accattivanti per il lettore le storie e a esplorare diversi filoni narrativi (horror, fantascienza, fantasy, thriller…) a volte con originali commistioni tra loro.
Il suo quarto romanzo. dal titolo “L’ombra dello scorpione” (“The Stand” nell’originale), fu pubblicato nel 1978 ed è sostanzialmente una storia distopica e post apocalittica, che poi sfocia nella “solita” (per King, ma non solo) dualità tra bene e male. Contiene buona parte dei temi che lo hanno reso celebre tra la fine degli anni Settanta e gli Ottanta: i fan considerano questo romanzo come uno dei suoi capolavori (insieme con “It”), mentre se si considerano le classifiche di vendita occupa una posizione di rincalzo.
In estrema sintesi, la trama è semplice e per certi versi quanto mai attuale: in seguito a un esperimento finito disastrosamente per creare un virus – chiamato ufficialmente “progetto Azzurro”, ma da tutti soprannominato Captain Trips – una pandemia totale colpisce la Terra e in pochi giorni il 99% della popolazione si ammala, senza nessuna speranza di sopravvivenza. Tutto inizia con una misteriosa Chevrolet che sparge la morte sotto forma di una tremenda influenza che uccide chiunque, e i pochi sopravvissuti non ne conoscono il motivo e non sanno neppure che sta arrivando un altro dramma nella figura di un allegro cowboy: il signore delle tenebre con la sua parte oscura e mostruosa, l’ombra dello scorpione appunto.
In questo clima da apocalisse si manifestano anche le forze del bene in una sfida totale per la sopravvivenza della poca umanità ancora rimasta in vita. Il libro narra le storie intrecciate di alcuni sopravvissuti: una studentessa universitaria incinta, uno studente insicuro e rancoroso, un tecnico che lavora in un’azienda che produce calcolatrici, un musicista pop, un sordomuto, un ragazzo telepatico, un anziano professore di sociologia, un’insegnante vergine, un panciuto e gioviale agricoltore, un uomo ritardato ma di buon cuore. Tutti hanno in comune un sogno condiviso in cui compare l’ultracentenaria mamma Abagail che li spinge a ricreare una società democratica.
Un altro gruppo di sopravvissuti composto da un ex delinquente, un pazzo piromane, un ex cuoco dell’esercito, una teenager ninfomane e dall’ex capo della sono invece guidati da un demonio con poteri soprannaturali. I due gruppi alla fine si affrontano in una lotta senza quartiere in un crescendo di tensione che porterà a un’esplosione atomica che distruggerà tutti i cattivi, tranne uno che tornerà nei successivi libri di King dedicati alla saga della Torre nera.
Il finale è aperto con i due studenti che alla domanda se la razza umana può imparare dai propri errori ripetono ossessivamente “non lo so”.
L’ombra dello scorpione pur non essendo il libro più scorrevole di King, contiene tutti gli elementi classici dell’autore: dalla forte presenza del soprannaturale al male sempre vivo, dalle storie dei protagonisti che si intrecciano ai personaggi tipicamente statunitensi e dalle forte caratterizzazioni, dal terrore insito in tutti alla prospettiva di un riscatto.
King ha recentemente dichiarato che L’ombra dello scorpione è il libro che ha richiesto più tempo per essere terminato, ben sedici mesi per la prima stesura fino a un punto morto a due terzi della storia. Tuttavia (e fortunatamente per i fan) trama e personaggi gli piacevano per cui non abbandonò il progetto e riuscì a terminarlo in due mesi grazie a un’intuizione che lo sbloccò: aver capito che buoni e cattivi si stavano assomigliando troppo, pertanto nella seconda stesura mise maggiormente in evidenza le loro caratteristiche e la violenza insita nella natura umana.
Il corposo romanzo è una delle poche opere di King da cui non è stato tratto un film, anche se George Romero ne ipotizzò anni fa la realizzazione con l’approvazione di King e frequentemente si parla spesso di adattamenti per il cinema, senza che queste voci si trasformino in realtà.
È stata invece realizzata nel 1994 una miniserie televisiva con lo stesso titolo, divisa in quattro puntate, scritta da King che appare anche in un cameo in cui interpreta uno dei sopravvissuti che ha udito il richiamo onirico di mamma Abigail. Numerosi gli attori di spicco, tra cui Gary Sinise – non ancora famoso per la serie cult “CSI” – e Miguel Ferrer, che sarebbe diventato famoso per “Crossing Jordan” e “NCIS” oltre che per essere il cugino di George Clooney. Tra le guest star John Landis, Sam Raimi, Ed Harris, Kathy Bates e l’ex campione di basket Kareem Abdul-Jabbar. La sigla d’apertura di tutte le puntate è il brano “(Don’t Fear) the Reaper” dei Blue Öyster Cult. Nel 2010, infine, la Marvel ha realizzato una serie di fumetti dedicata alla storia dei sopravvissuti.
A oltre 40 anni dalla pubblicazione, L’ombra dello scorpione pur non essendo un capolavoro della letteratura né l’opera più riuscita di King, si dimostra – in quest’epoca di coronavirus – quanto mai attuale nell’intuizione della pandemia che distrugge l’umanità.