Di Marco Belletti
Il dipinto ritrae una donna dai capelli rossi che ha un nastro nero al collo e un abito dalla scollatura generosa che lascia intravedere il seno. Autore del quadro è il pittore Henri Toulouse Lautrec, assiduo frequentatore del “Moulin Rouge”, che ha colto una ballerina sottobraccio a due donne vestite di nero nel momento in cui entrano nel famoso locale parigino. La costruzione del quadro è esemplare, tanto che sembra un’istantanea rubata alla donna, che guarda sorpresa l’obiettivo. “La Goulue che arriva al Moulin Rouge” – questo il titolo scelto da Toulouse Lautrec – oggi è esposto al “MoMA” di New York e fin dal 1892 suggestiona chi lo guarda, facendo scattare la curiosità di scoprire chi è quella donna.La Goulue è stata una ballerina (forse la più famosa) del Moulin Rouge, nata molto povera e che prima di fare fortuna con il cancan ha provato ogni genere di mestiere. Da quando nel 1889 il vecchio mulino di Boulevard de Clichy è stato trasformato in locale notturno, La Goulue è una delle protagoniste, balla il nuovo scandaloso ballo di cui tutti parlano e passeggia tra i tavolini occupati da nobili (come Toulouse Lautrec) e popolani, in una fitta nebbia fatta di fumo che odora di assenzio.
Sono anni in cui le donne per bene non mostrano neppure una caviglia, figurarsi se il pubblico non affolla il Moulin Rouge dove le ballerine mostrano invece senza problemi le gambe e La Goulue è una delle più apprezzate. Viene così soprannominata (l’ingorda) per via dell’appetito insaziabile e per l’abitudine di bere le ultime gocce dei liquori dai bicchieri dei clienti. È sfrontata ed estrosa, si diverte a mettere in imbarazzo il pubblico più elegante e non ha soggezione di nessuno, tanto che le sue battute maliziose circolano in tutta Parigi. Addirittura pare che una sera abbia apostrofato il principe di Galles invitandolo a pagare lo champagne per tutti.
Quando balla il cancan e alza la gamba in aria affascina chiunque, con un misto di sfacciataggine e innocenza, tanto che i giornali dell’epoca definiscono “speciale e con una grazia infantile il suo modo di rialzare la veste di tulle fino all’ombelico”.
La Goulue nasce come Louise Joséphine Weber il 12 luglio 1866 a Clichy, figlia di Dagobert, un falegname 38enne, e di Madelaine Courtade, sarta 31enne. Tre anni dopo, la madre ha una figlia con un altro uomo e abbandona la famiglia, non prima di aver passato la passione del ballo a Louise Joséphine che a sei anni inizia a ballare in pubblico, spinta dal padre che nel frattempo è tornato dalla guerra senza gambe nel 1870. Quando l’uomo muore, il 5 gennaio 1873, la piccola viene mandata a vivere in un convento di suore.
A 16 anni fugge a Parigi con un ragazzo e inizia a esibirsi come ballerina al “Moulin de la Galette” di Montmartre. Nel frattempo lavora come lavandaia e in seguito come modella di numerosi artisti, tra cui Auguste Renoir, che la presenta ad alcune modelle che posano per pittori e fotografi: risalgono a quegli anni i suoi nudi fotografici realizzati da Achille Delmaet. In seguito Louise Weber lavora in un circo, riceve lezioni e consigli dalla danzatrice-coreografa Grille d’Égout e diventa celebre grazie ad alcuni articoli sulla rivista “Gil Blas”, scritti su di lei dal giornalista Charles Desteuque.
A 20 anni è la regina assoluta del “cancan” e alza senza vergogna le gonne con le balze facendo vedere le mutande a un pubblico che l’apprezza sempre di più e inizia a chiamarla “La Goulue” per la sua abitudine a svuotare i bicchieri dei clienti.
Diventa ben presto l’idolo di tutta la Parigi maschile e la principale attrazione del Moulin Rouge, è adorata da Toulouse Lautrec di cui diviene uno dei soggetti preferiti: il pittore la ritrae in numerosi ritratti e poster per il locale. Non nasconde la sua bisessualità e ormai ricca e famosa nel 1895, a 29 anni, La Goulue abbandona il cancan e si mette in proprio come domatrice di belve feroci. Alla fine dell’anno diventa madre di Simon Victor, il cui padre – a sentire lei – dovrebbe essere un principe che vuole restare sconosciuto. Il bambino viene adottato dal proprietario di un luna park che gli dà il suo cognome. Il 10 maggio 1900 Louise Weber sposa il prestidigitatore Joseph-Nicolas Droxler e in coppia al marito si esibisce come domatrice nelle fiere e nei circhi, fino a quando non viene attaccata dalle sue stesse belve, per cui abbandona l’attività e diventa attrice esibendosi in piccoli teatri. Si separa ben presto da Droxler senza tuttavia divorziare, rimane vedova durante la prima guerra mondiale, mentre il figlio Simon Victor muore a 27 anni nel 1923, lasciando alla madre una nipote di nome Marthe.
Ormai diventata Madame Louise, la donna è molto provata dalla morte del figlio, si abbandona all’alcol e dissipa in breve tempo tutte le sue ricchezze. Vive – raccogliendo stracci e vendendo abiti usati al mercato delle pulci di Saint-Ouen – circondata di emarginati sociali e animali da circo vecchi e malati, oltre a decine di cani e gatti randagi che accoglie nel cortile di casa sua. Ogni tanto torna davanti all’ingresso del Moulin Rouge (in cui è stata sostituita come star dalla ballerina Mistinguett), dove molti dei clienti non riconoscono in quella donna grassa e ormai vecchia La Goulue di un tempo. Di rado, qualcuno le chiede un autografo su una vecchia foto. Per sopravvivere vende sigarette, fiammiferi e noccioline agli angoli delle strade. Jean Gabin e Maurice Chevalier la fanno salire talvolta sul palco per offrirle una nuova possibilità, ma ormai malata La Goule non attira più nessuno.
Il 29 gennaio 1929 muore all’ospedale di Lariboisière dopo dieci giorni di agonia a causa di un ictus, quando già da tempo soffre di ritenzione idrica. La Goule–Madame Louise viene sepolta nel cimitero di Pantin e al suo funerale non partecipa quasi nessuno. Grazie alla caparbietà del pronipote Michel Souvais, nel 1992 il suo corpo viene riesumato e l’allora sindaco di Parigi Jacques Chirac dispone per la traslazione delle ceneri al cimitero di Montmartre.
Di lei restano qualche fotografia che la ritrae a seno nudo e in compagnia dell’amico Toulouse Lautrec, oltre a qualche dipinto realizzato da quest’ultimo che era solito affermare “non voglio dipingere il bello, voglio dipingere il vero”. Nel ritratto che fa della 25enne La Goulue, nella sua espressione stanca e un po’ assente mentre guarda chi la osserva, Toulouse Lautrec è l’unico che riesce forse a mostrare al mondo la vera Louise Weber.