Di Marco Belletti
Secondo Cesare Baronio, cardinale e storico vissuto nel Cinquecento, il “saeculum obscurum” (ossia il secolo buio) è quel periodo di tempo nell’alto medioevo tra la fine del regno di Carlo III il Grosso, fra il 887 e il 1046, anno d’inizio della riforma gregoriana. Ad essere precisi, Baronio non accusa il potere temporale di rendere quel lungo periodo di tempo oscuro, bensì il papato che secondo lo storico raggiunge in quegli anni il punto più infimo della sua storia.Anche il contemporaneo Liutprando di Cremona – vissuto tra il 920 e il 972 – non ha dubbi in proposito, definendo una sordida pagina quella iniziata con Sergio III nel 904 e terminata con Giovanni XII nel 964. In quei 60 anni la condotta dei pontefici è condizionata dall’influenza negativa di donne dissolute, immorali e corrotte, come per esempio Teodora e la figlia Marozia, che tra il 900 e il 936 hanno dominato su Roma e sulla Chiesa Cattolica con l’astuzia e la seduzione, stringendo alleanze con i potenti dell’epoca, nonostante fossero entrambe analfabete.
Situazioni come questa vengono definite “pornocrazie” – da πόρνη (porne) meretrice e κράτος, (krátos) potere – termine inizialmente utilizzato per descrivere l’ascendente esercitato sulla politica da cortigiane e favorite ma in seguito, per estensione, usato per indicare qualsiasi regime corrotto o qualunque potere personale ottenuto da una donna grazie alla relazione con un uomo di potere, indipendentemente dalla sottomissione sessuale.
Tra il 900 e il 942 sono stati 12 i pontefici saliti al soglio papale, molti dei quali plagiati da Teodora e Marozia. Le due donne hanno creato in quegli anni un complesso groviglio di alleanze – anche grazie a importanti matrimoni con Alberico I di Spoleto, con Guido di Toscana e Ugo di Provenza – tali da poter fomentare le contrapposizioni fra opposte fazioni filo-imperiali e nazionalistiche, e guidando di fatto le elezioni dei papi.
Passata alla storia come emblema di depravazione, responsabile di una fitta serie di crimini, incesti e intrighi, lussuriosa amante e madre di pontefici oltre che spergiura, adultera, assassina e abile politica, Marozia nasce a Roma nell’892 circa, figlia di Teodora e del senatore Teofilatto.
La madre è un’avvenente e corrotta senatrice, frequentatrice del letto di papa Sergio III, mentre il padre un patrizio di origine germanica. Quando ha solamente 15 anni la giovane Marozia diventa a sua volta concubina di papa Sergio III (che è tra l’altro suo cugino primo) e da lui sembra abbia avuto un figlio, diventato in seguito papa Giovanni XI.
Marozia si sposa tre volte, tutte per motivi politici. Nel 909 con Alberico di Spoleto, scelto forse dalla madre Teodora per la posizione di potere che occupa. La 17enne è già incinta: il figlio del papa (che muore un paio d’anni dopo), verrà in seguito legittimato e dall’unione con il conte nasceranno altri quattro o cinque figli.
Nel frattempo, il 14 aprile 911 mentre Teodora è l’amante del futuro papa Giovanni X, Marozia sembra faccia strangolare Sergio III, stanca della relazione ormai inutile. La madre fa allora eleggere papa Anastasio III, quindi Landone (pontefice per soli sei mesi) e nel marzo 914 lo spregiudicato amante Giovanni X.
Quando nel 916 Teodora muore neppure 50enne, è la figlia a sostituirla nel ruolo di grande manipolatrice di papi e re. Il marito Alberico viene ucciso nel 924 e due anni dopo Marozia continua la scalata al potere sposando Guido, marchese di Toscana e oppositore del pontefice, decisa a mantenere saldamente il controllo di Roma. Per alcuni anni la capitale è teatro di lotte intestine per il potere tra i seguaci del re e i fedeli al papa fino a quando, nel maggio 928, introdotto segretamente tra le mura un forte contingente armato, Marozia attacca papa Giovanni X in Laterano, lo depone e lo imprigiona a Castel sant’Angelo dove, pochi giorni dopo, il pontefice muore soffocato.
Con il marito Guido padrone di Roma, la donna condiziona l’elezione dei tre papi successivi: dapprima Leone VI nel 928, quindi Stefano VII l’anno dopo e nel 931 addirittura il suo primogenito Giovanni, appena ventunenne. Debole di carattere, Giovanni XI è nulla più che uno strumento nelle mani della madre, che in quegli anni viene considerata la padrona di Roma, soprattutto dopo la morte (sembra improvvisa oltre che prematura) del marito.
Nel 932 Marozia si sposa per la terza volta con il cognato Ugo di Provenza e immediatamente progetta la sua incoronazione come imperatore, sfruttando l’inettitudine del figlio papa. Tuttavia, i suoi disegni sono immediatamente sventati da Alberico II, suo figlio e quindi fratellastro di Giovanni XI.
Durante il ricevimento nuziale, Ugo umilia e schiaffeggia – sembra per un insignificante malinteso – il figlio di primo letto della moglie, che decide di vendicarsi alleandosi con la nobiltà avversaria al signore di Provenza. Pochi giorni dopo, Alberico II detronizza il patrigno (che riesce a fuggire dalla città), fa arrestare la madre, confina il papa in Laterano e – assumendo il titolo di “princeps atque omnium romanorum senator” – diventa padrone incontrastato di Roma per oltre 20 anni, fino alla morte, nel 954.
Non si hanno più notizie di Marozia dal momento dell’arresto: secondo alcuni storici trascorre un paio d’anni imprigionata a Castel Sant’Angelo, quindi viene reclusa in un convento, dove muore presumibilmente il 28 giugno di un anno antecedente il 936, anche lei (come la madre) prima di compiere 50 anni. Sembra sia stata sepolta nel monastero dei Santi Ciriaco e Nicola.
Lo storico Edward Gibbon sostiene che la storia dell’ambiziosa Marozia abbia ispirato la leggenda della papessa Giovanna, alla quale si è creduto fino alla riforma protestante.