Un’altra vittima eccellente del Covid-19, il virus che sta facendo piazza pulita non solo di intere generazioni del genere umano, ma anche di colossi che sembravano inaffondabili. L’ultima in ordine di apparizione è la “Hertz”, leader mondiale dell’autonoleggio, nata nel 1918 a Chicago con una flotta di 10 Ford Model T, sopravvissuta alla Grande Depressione, alla Seconda Guerra Mondiale e ai numerosi shock dei prezzi del petrolio, e oggi presente in 145 paesi.
Poche ore fa, la società con sede a Park Ridge, nel New Jersey, ha presentato istanza di fallimento affermando di voler rimanere in attività dopo aver ristrutturato i propri debiti. “L’impatto del Covid-19 sulla domanda di viaggi è stato improvviso e drammatico, causando un brusco calo delle entrate dell’azienda e delle prenotazioni future – si legge in un una nota ufficiale della società - l’incertezza su quando potranno tornare i ricavi e quando il mercato dell’usato riaprirà completamente le vendite, ha reso necessaria l’azione”.
Si tratta della bancarotta di più alto profilo dall’inizio della pandemia, che ha portato al fallimento come illustri come “JCPenney”, “Neiman Marcus” e “J.Crew”, oltre ad alcune società energetiche come “Whiting Petroleum” e “Diamond Offshore Drilling”. Ma nessuna di queste aveva una quota così grande nel proprio settore come la Hertz, che insieme ai rivali di “Avis Budget” ed imprese private, dominano l’industria dell’autonoleggio.
L’intero settore è stato devastato dal crollo dei viaggi, visto che quasi due terzi delle entrate provengono dai noleggi presso gli aeroporti, resi deserti dal lockdown mondiale. La dichiarazione di fallimento non significa che la società sarà costretta a cessare l’attività: molte aziende hanno attraversato il processo registrando poco dopo profitti record, tra cui la General Motors e diverse compagnie aeree. Ma per contro molte delle aziende che hanno presentato istanza di fallimento con l’intenzione di rimanere in attività non sono riuscite a sopravvivere.
Hertz ha riferito che attraverso la procedura di bancarotta e l’appello al “Chapter 11” sarà in grado di creare “una struttura finanziaria più robusta che posiziona al meglio l'azienda nel futuro mentre naviga verso la generale ripresa economica globale”.
L’azienda, che noleggia auto con i marchi “Hertz”, “Dollar”, “Thrifty” e “Firefly”, ha già messo in pratica tagli profondi per arginare le perdite: 12.000 dipendenti in Nord America sono stati licenziati e altri 4.000 sono in aspettativa. All’inizio dell’anno, la forza lavoro complessiva negli Stati Uniti era di 38.000 dipendenti.
Hertz ha mancato un pagamento del 27 aprile che era dovuto a un gruppo di creditori che noleggiano veicoli nella flotta di Hertz. I finanziatori hanno prolungato il pagamento della rata fino al 22 maggio “con l’obiettivo di sviluppare una strategia e una struttura di finanziamento che riflettano meglio l’impatto economico della pandemia e le continue esigenze operative e di finanziamento”.
All’inizio di quest’anno la società disponeva di un totale di 568.000 veicoli e 12.400 sedi aziendali e in franchising in tutto il mondo: circa un terzo si trova negli aeroporti.
L’anno scorso ha registrato un fatturato annuo di 9,8 miliardi di dollari, un record, e il fatturato nel settore del noleggio auto è paragonabile a quello della rivale “Avis Budget Group”, ma la Hertz ha problemi precedenti alla pandemia: nel 2019 ha registrato una perdita netta di 58 milioni di dollari, comunque in calo rispetto ai 225 milioni di dollari dell’anno precedente.
La Hertz è stata fondata a Chicago poco più di un secolo fa da Walter Jacobs, che nel 1923 ha venduto l’azienda a John Hertz, capace di ampliato la flotta a 600 vetture e creare la prima rete di noleggio nazionale e nel 1932 la prima sede aeroportuale allo scalo di Chicago.
Hertz ha avuto un certo numero di proprietari di alto profilo, tra cui “RCA”, “United Airlines”, e più recentemente la “Ford”, che nel 2005 l’ha ceduta ad un gruppo di società di private equity per 5,6 miliardi di dollari. Attualmente, il suo principale azionista è l’investitore Carl Icahn, che possiede circa il 38% delle azioni.
I problemi della Hertz e di conseguenza del settore dell’autonoleggio sono una pessima notizia per le case automobilistiche di tutto il mondo: le società di autonoleggio sono tradizionalmente uno dei principali acquirenti di auto nuove.