Un brutto colpo, quello incassato da Sandra Muller, giornalista francese considerata una delle più accese paladine del movimento #MeToo d’oltralpe. Il tribunale di Parigi, secondo quanto riporta il “Daily Telegraph”, ha rigettato le accuse della Muller, che aveva presentato querela nei confronti di Eric Brion, un imprenditore televisivo che – secondo la sua tesi - durante il festival del cinema di Cannes del 2012 l’aveva umiliata con commenti sessuali espliciti riferiti al seno abbondante.
Ne era nata una lunga battaglia legale, iniziata con una campagna denigratoria pubblica accompagnata dall’hashtag #BalanceTonPorc (denuncia il tuo porco) in cui Eric Brion era stato più volte definito “Il Weinstein francese”. Ma secondo il tribunale parigino, la Muller avrebbe mal interpretato le parole dell’imprenditore, che aveva semplicemente esercitato l’innocuo “diritto al flirt”, finendo per minarne la reputazione “con gravi danni all’immagine”, come affermato dagli avvocati dell’imprenditore. Brion, nel corso del processo, aveva ammesso qualche frase pesante: “Mi piaceva, forse gliel’ho detto in modo un po’ pesante, ma è successo una sola volta”.
In pratica, Sandra Muller si è vista ribaltare completamente il ruolo, passando da accusatrice ad accusata di diffamazione, con relativa condanna a 15mila euro di risarcimento per danni morali e altri 5mila per spese legali. A questo si aggiunge l’obbligo di eliminare dai profili social ogni commento, accusa e giudizio espressi nei confronti di Brion, pubblicando per intero il dispositivo della sentenza.
La Muller ha definito “incomprensibile” la sentenza, che “tenta di imbavagliare le donne e rischia di demotivare chi ha denuncia le violenze subite, ma creando anche enormi difficoltà a chi vorrebbe raccontare quel che ha vissuto”.