Malgrado il nome, Adamo Canto non è italiano, se non forse di lontane origini: 37 anni, nato e cresciuto a Scarborough, nello Yorkshire, ha lavorato come maggiordomo a Buckingham Palace fra il 2015 ed il 2019. Cinque anni che gli sono bastati per rubacchiare qua e là quello che a corte gli capitava a tiro, fino a raggiungere un bottino dalla rispettabile cifra di 100mila sterline, 110mila euro al cambio attuale. Oggetti che Adamo prelevava dalle stanze della Royal family e che poi, ingenuamente, metteva in vendita su eBay, ricavandone pare poco meno di 8000 sterline.
Nel tempo, e all’inizio inspiegabilmente, erano spariti un cellulare del principe Andrea personalizzato dalla “Samsung”, un album fotografico che documentava la visita del presidente Trump a Buckingham Palace, alcune foto autografate di Kate e William e medaglie commemorative, orologi, penne, pigiami e oggetti di valore più o meno consistente. Parte della refurtiva globale, formata da almeno 77 pezzi, secondo la ricostruzione, è stata rinvenuta dagli agenti di Scotland Yard nel corso di una perquisizione dell’appartamento e nella stanza a sua disposizione nei “ Royal News”, Canto era stato denunciato ed è finito in veste di imputato in un processo che si è concluso nelle scorso ore in cui ha rimediato otto mesi di galera. Era stato assunto nel 2015 fra il personale di Buckingham Palace, passando prima dalle cucine ai servizi di catering poi. Nel novembre del 2019, dopo la misteriosa e continua sparizione di oggettistica reale, e le indagini della polizia che avevano individuato il suo “mercatino reale” in rete, era arrivato il licenziamento.
Adamo Canto, che si è dichiarato colpevole, ha tentato di giustificarsi parlando di problemi economici e debiti che lo affliggevano da tempo. Per il suo avvocato è “un ingenuo”, per il giudice un “piccolo e maldestro ladruncolo”.