Per tre lunghissimi anni, Sarah Boyle, 28enne di Stoke-on-Trent, nel Gegno Unito, ha affrontato ogni giorno della sua vita pensando che poteva essere uno degli ultimi. Era appena nato Teddy, il suo primo bimbo, quando i medici del “Royal Stoke University Hospital” le danno la notizia più terribile: un cancro al seno decisamente aggressivo.
Inizia un calvario fatto di cure e chemioterapie, necessarie per rendere ancora più efficace la mastectomia bilaterale a cui è stata sottoposta, con l’asportazione completa di entrambi i seni. Era il biglietto di ingresso in un tunnel buio e insidioso fatto di anni pieni di speranza e amarezza, con il fisico sempre più indebolito dalle terapie.
Nel luglio del 2017, qualche mese dopo, per motivi ancora non chiari, l’ospedale si rende conto di aver commesso un terribile errore. È il medico curante, il dottor Narayananan, a comunicare a Sarah che la sua biopsia era stata effettuata in modo errato, errore increscioso che tuttavia può succedere. Un sacco di parole e spiegazioni per arrivare alla verità: Sarah non ha il cancro, non l’ha mai avuto.
Sarah Boyle non è affetta da alcun tumore, la diagnosi era sbagliata. Ma non è finita, perché nel tentativo di riprendere le redini della propria esistenza, altri medici comunicano a Sarah che la chirurgia ricostruttiva potrebbe metterla potenzialmente a rischio di sviluppare in futuro una forma di cancro. Per fortuna, almeno uno dei rischi illustrati dai medici, ovvero che a causa delle cure Sarah non potesse più avere figli, si è rivelato infondato: sette mesi fa è nato Louis, il secondo figlio suo e di Steven, suo marito.
“Gli ultimi anni sono stati incredibilmente difficili per me e la mia famiglia. Sentire che avevo il cancro è stato terribile, come passare attraverso le cure e gli interventi chirurgici. Ero felice quando ho dato alla luce Louis, ed è stato straziante non poterlo allattare al seno. Come se non bastasse, ora sono preoccupata per la possibilità di sviluppare effettivamente il cancro in futuro a causa del tipo di impianti che ho, e sono anche in pensiero per le che potrei dover affrontare a causa della chemioterapia. Anche se nulla cambierà di ciò che ho passato, vorrei essere certa che nessuno più soffra come ho sofferto io”.
Sarah ha passato il proprio caso nelle mani di alcuni avvocati specializzati in negligenza mediche-ospedaliere, che sono riusciti ad assicurarsi un’ammissione di responsabilità dagli ospedali universitari del North Midlands NHS Trust. Per Irwin Mitchell, uno dei legali che rappresenta Sarah, “Si tratta di un caso davvero scioccante in cui una giovane madre ha dovuto affrontare notizie strazianti e un periodo di cure devastanti per poi sentirsi dire che era tutto un errore. L’esperienza ha avuto un impatto enorme su Sarah, sotto molti aspetti, e anche se siamo lieti che il NHS Trust abbia ammesso le proprie colpe, dobbiamo ancora sapere se sono stati apportate migliorie per evitare che qualcosa di simile accada di nuovo. Siamo anche profondamente preoccupati sul tipo di impianti mammari di Sarah, sospettati di potenziali legami con una rara forma di cancro”.