Non è che capiti tutti i giorni di guardare dallo spioncino della porta di casa per capire chi ha suonato, e dall’altra parte trovarsi Hugh Grant. Invece capita in questi giorni a Londra, più precisamente per le strade di Finchley, sobborgo residenziale a nord della capitale inglese, ad una decina di km da Charing Cross. Hugh, elegante e compitissimo come sempre, si presenta con il suo celebre sorriso, stringe le mani alla gente incredula e poi spiega perché ha sentito il bisogno di scendere in strada e impegnarsi in un porta a porta che non ha precedenti. Per l’ex protagonista di “Quattro matrimoni e un funerale”, le ormai prossime elezioni del 12 dicembre sono un passaggio fondamentale nella storia del Regno Unito, perché in un modo o nell’altro significheranno accelerare o fermare per sempre la Brexit, il tortuoso tentativo di uscire dalla UE che va avanti da tre anni tormentati, cavalcato a piene mani dal premier Boris Johnson, personaggio verso cui Hugh non ha mai nascosto di nutrire un’avversione viscerale. Ad accompagnarlo nel tour quotidiano Luciana Berger, candidata dei Liberal Democratici, partito pienamente d’accordo con l’idea di restare in Europa.
A 59 anni, con il volto un po’ segnato dal tempo e meno presente al cinema di quanto lo fosse anni fa, Hugh è comunque ancora amatissimo, e ai suoi concittadini spiega di aver scelto l’impegno in prima persona perché “sondaggio dopo sondaggio il Regno Unito ha capito di aver cambiato idea sulla Brexit, e a questo punto la responsabilità ricade sui cittadini”.
Già lo scorso agosto, Hugh Grant era uscito allo scoperto bollando Boris Johnson come un “un pupazzo di gomma da vasca da bagno troppo pubblicizzato”, lanciando poi un tweet di fuoco in cui affermava: “Non ti lascerò fottere il futuro dei miei figli, farò tutto quello che posso per non lasciarti distruggere le libertà che mio nonno ha difeso combattendo in due guerre mondiali. Alla Gran Bretagna fate schifo, tu e la tua piccola banda di capetti autocompiaciuti”.