La notte dell’11 febbraio del 2018, in attesa della scientifica, del coroner e dell’impresa di pompe funebri, l’agente della polizia di Londra Avi Maharaj era rimasto da solo a sorvegliare il corpo di Harry Miller, un ragazzino di 14 anni morto suicida nell’abitazione di famiglia a Earlfield, a sud della capitale inglese. Si è guardato in giro, ha spulciato fra i libri e i videogiochi del ragazzino e curiosato qua e là, mentre da un’altra parte Graham e Allison, i genitori, venivano aiutati da un team di psicologi a superare lo shock iniziale. Scene a cui il poliziotto era abituato, a tal punto da decidere di ingannare l’attesa nel più subdolo dei modi: ha preso lo smartphone della vittima, e con quello ha acquistato quattro film porno, spendendo 25,96 sterline, ovviamente attraverso l’account della famiglia Miller attivo su “Virgin Media”.
A insospettire il padre del ragazzino è stato l’arrivo dell’estratto conto della carta di credito, dove risultava l’acquisto di quattro film porno proprio nel giorno della morte del figlio. Dopo un primo istante, in cui ha pensato che fosse stato un acquisto del figlio, a raccontare la verità sono stati gli orari degli acquisti, effettuati tra le 23 e le 23:42, tutti successivi alla morte di Harry.
La famiglia Miller ha presentato un esposto, seguito da un’inchiesta interna dell’Indipendent Office for Police Conduct: Avi Maharaj, 44 anni, ha tentato di giustificarsi, falsificando addirittura gli orari sul registro delle presenze e affermando di essere andato via prima dell’ora in cui risultano gli acquisti. Ma alla fine ha ceduto, confessando tutto.
Il giudice della Southwark Crown Court Deborah Taylor lo ha condannato a 12 mesi di reclusione per frode e truffa, oltre al licenziamento dal corpo di polizia. “Mentre i genitori del giovane venivano consolati altrove, lei aveva la responsabilità di custodire la casa fino all’arrivo dell’impresario delle pompe funebri per rimuovere il corpo. Ma invece di svolgere il compito con rispetto e professionalità, ha passato il suo tempo a indovinare la password dell’account e usarla per acquistare, scaricare e visualizzare quattro film pornografici. La famiglia era vulnerabile, traumatizzata dalla perdita del figlio, e si affidava a lei per custodire la loro casa. Le sue azioni li hanno condotti a una falsa comprensione delle ultime ore del figlio e hanno esacerbato notevolmente il loro dolore e la loro sofferenza: è stata una grossolana mancanza di decenza e di rispetto”.