A modo suo ha qualcosa di epocale: quello scattato alla mezzanotte della notte scorsa è il primo sciopero nella lunga storia della “British Airways”, la compagnia di bandiera del Regno Unito nata nel 1971 dalla fusione di diverse società aeree e con sede all’aeroporto Heathrow di Londra.
All’agitazione, prevista per lunedì e martedì, partecipano i 4.300 piloti della compagnia aerea e lascia presagire enormi fastidi per 300mila passeggeri, con 1.700 voli destinati a rimanere a terra e una stima di perdita in 40 milioni di sterline al giorno. Con una lieve sfumatura polemica, la BA ha annunciato che, visto il grande anticipo con cui i due giorni sono stati annunciati, saranno pochi disagi per i passeggeri, che hanno ottenuto i rimborsi scegliendo compagnie alternative.
Una prima volta che perfino il premier Boris Johnson, alle prese con i fastidi parlamentari e la questione “Brexit”, aveva tentato di scongiurare con un tavolo di trattative, ma inutilmente. Per tutta risposta, la “BA” ha minacciato di eliminare il pacchetto di viaggi gratuiti per le famiglie dei piloti.
A mettere in agitazione la “Balta”, l’associazione di categoria che riunisce i piloti, sarebbe l’incremento dei salari dell’11,5% diluito in tre anni proposto dalla compagnia, che porterebbe lo stipendio dei responsabili dei voli a 220mila euro annui. Il sindacato replica a muso duro che a rimetterci sono però i copiloti e altri profili professionali, molto svantaggiati. Tutto questo a fronte di un momento di grande espansione della compagnia, tornata a imporsi sui voli internazionali come una delle principali scelte dei viaggiatori, a tutto vantaggio delle casse aziendali.
Già fissata un’altra giornata di sciopero per il 27 settembre e la minaccia di fermo anche durante le prossime vacanze natalizie.