Kelly è una ragazza belga di Lovanio, nelle Fiandre: ha 23 anni, un fidanzato, delle amicizie e delle passioni. Ma non si sopporta: “Quando mi guardo allo specchio vedo un mostro”, ha dichiarato in un’intervista al “Daily Mail” che ha scioccato e diviso in due il Belgio, perché Kelly ha chiesto di morire. Vuole sottoporsi all’eutanasia, in un modo così lucido e cosciente da mettere i brividi: “Non sentirò alcun dolore: è come andare a dormire e per una volta addormentarsi subito, senza aspettare che il sonno arrivi”.
La giovane, in cura da diversi psicologi, soffre di un disturbo della personalità definito “crippling shyness” - timidezza paralizzante - che porta chi ne è affetto ad atti di autolesionismo, disturbi alimentari e tentativi di suicidio. Esattamente quello che Kelly ha già fatto, tempo fa.
Il problema - che taglia in due il paese - è che il suicidio assistito è perfettamente legale dal 2002, anche se la legge tende ad escludere i problemi psicologici fra i casi che possono accedere all’eutanasia. Kelly ne sarebbe fuori, ma non del tutto, visti i 113 precedenti di persone affette da problemi psichiatrici che hanno chiesto e ottenuto di poter morire. C’è un caso su tutti, che in Belgio nel 2012 ha riempito le cronache per mesi: la vicenda di Godelieva De Troyer, una 65enne affetta da forte depressione che si è affidata alle iniezioni letali del dottor Wim Distelmans. Fa il paio con la storia della giovane olandese Noa Pothoven, 17enne che dopo tre stupri ha ottenuto il via libera per farla finita.
C’è di mezzo una battaglia che affonda nei numeri: dai 235 casi di “dolce morte” del 2003 si è passati a numeri preoccupanti, con 1000 nel 2011 e 2350 lo scorso anno.