La Francia è nel caos: a 13 giorni dall’inizio delle proteste per il progetto di riforma delle pensioni voluto da Macron, scontri e proteste non accennano a diminuire. Alla paralisi della rete dei traporti che di fatto immobilizza Parigi e i dintorni, con oltre 300 km di code per entrare in città, si è aggiunto il sabotaggio della rete elettrica, che si calcola finora abbia lasciato senza elettricità almeno 90mila abitazioni fra Lione e la regione della Gironda. E la situazione si annuncia ancora peggiore nei prossimi giorni, a cominciare da venerdì, quando le scuole chiuderanno per le vacanze di Natale e per i francesi sarà tempo di spostamenti. Oltre a Parigi si segnalano scontri e manifestazioni a Nantes, Le Havre, Douai, Valenciennes e Marsiglia.
La dura reazione della piazza all’impopolare manovra di Macron, che ha tentato un colpo di mano finora mai riuscito a nessuno dei suoi predecessori, finora è costato la testa di Jean-Paul Delevoye, alto commissario del governo designato alla riforma pensionistica. La rivelazione che Delevoye ricoprisse contemporaneamente altri 13 incarichi nel settore privato, di cui almeno due ben retribuiti, ha fatto piovere sul suo nome una salva di richiesta di dimissioni partita dai sindacati e invocate con forza dalla piazza. Dall’Eliseo l’annuncio dell’imminente sostituzione, accompagnato dall’annuncio dell’apertura di un tavolo di trattative che si annuncia tutt’altro che semplice, sottolineato dalla notizia dell’arrivo nella capitale francese di un numero non precisato di “casseur” compreso fra 400 e 600 persone con l’obiettivo di aumentare il livello di caos.
Nelle intenzioni di Macron rimettere mano al sistema pensionistico francese, fra i più complicati al mondo, con 42 regimi diversi sulla base delle categorie professionali, che sarebbero confluiti in un più semplice sistema universale a punti. Una proposta che ha scatenato le reazioni di intere categorie di lavoratori e fatto nuovamente precipitare gli indici di gradimento di Macron, destinato a passare alla storia come uno dei presidenti più contestati della storia francese. A nulla è valso il tentativo del premier Eduard Philippe di lasciare inalterata l’età della pensione a 62 anni, limitando le modifiche ai nati dopo il 1975: la protesta era ormai partita, e in Francia quando la gente scende in piazza lo fa sul serio.