Nessuna custodia da strumento musicale, nessun camuffamento: per iniziare la sua fuga dal Giappone al Libano, Carlo Ghosn è semplicemente uscito di casa con le sue gambe. Ha preso un treno da Tokyo, con quello ha raggiunto Osaka, si è imbarcato sul volo privato ed volato a Beirut. Punto.
A smentire almeno in parte le supposizioni di fughe rocambolesche degne di “Mission Impossibile” sono state le immagini mostrate dalle telecamere di sicurezza, piazzate forse per tenere lontani venditori ambulanti e Testimoni di Geova, ma non certo per controllare lui. L’ex Ceo di Renault-Nissan ha lasciato la sua residenza nel centro di Tokyo nel pomeriggio del 29 dicembre scorso per raggiungere un albergo ad un km di distanza, dove si sarebbe incontrato con due persone. Il gruppo sarebbe poi salito alla stazione di Shinagawa su un treno ad alta velocità diretto ad Osaka. Dalla stazione i tre hanno preso un taxi per un hotel non distante dall’aeroporto di Kansai: alle 22:30 i due hanno lasciato l’albergo con due grandi valigie, ma Ghosn non era con loro. È proprio questo, il dettaglio della fuga che ancora manca all’appello: secondo la polizia, Carlos Ghosn sarebbe stato nascosto dentro una delle due valigie in metallo per raggiungere la scaletta di un jet privato in un’area riservata dell’aeroporto, dove i controlli sono meno rigidi.
La sua verità, attesissima, Ghosn la rivelerà nei prossimi giorni in un’attesissima conferenza stampa.