Non riescono a fare sesso, uccidono il figlio
22 giugno 2019 | È successo cinque anni fa, ma solo in queste ore si concluso il processo, con la condanna per i due genitori

È stato il giudice Michael Chambers, a mettere la parola fine ad un caso di cronaca nera fra i più terribili: “Uno di voi ha deliberatamente soffocato il bambino. L’altro era consapevole di quel che stava accadendo e non ha fatto nulla per proteggerlo”. Il 26enne Luke Morgan è stato condannato a otto anni di reclusione, cinque a Emma Cole, 22 anni. Erano i giovani genitori del piccolo Tyler, di nove settimane appena: una coppia dello Staffordshire, in Inghilterra, all’apparenza tranquilla ma in realtà un po’ agitata, almeno secondo i racconti dei vicini, che più volte li avevano sentiti litigare furiosamente per questioni di soldi. Tensioni che sono culminate nella follia del 29 aprile 2014, quando Luke voleva fare sesso con la sua compagna Emma, ma il piccolo Tyler quella sera non voleva saperne di addormentarsi e continuava a piangere e a pretendere tutte le attenzioni di mamma e papà.
Luke Morgan, come Emma sotto l’influenza di una forte dose di alcolici, perde la pazienza e tenta malamente di risolvere la situazione: stringe il bambino al collo, lo scuote e lo picchia fin quando Tyler smette di piangere, per sempre.Qualche ora dopo, i due si rendono conto dell’accaduto, tentano di rianimarlo ma sono costretti a chiamare i paramedici, che al loro arrivo non possono fare altro se non constatare la morte del bambino. Il medico legale appurerà sul povero corpicino segni di percosse, morsi, fratture e soffocamento.Per tutto il processo, la coppia ha negato di aver ucciso deliberatamente il piccolo, ma le condizioni del corpo di Tyler non hanno lasciato nessun dubbio alla giuria popolare e ai giudici. I più affranti i nonni di Tyler: “Perdere quel bimbo è stata l’esperienza peggiore della nostra vita. Una tragedia che riviviamo cinque anni dopo, un periodo di tempo trascorso con il pensiero che Tyler ci manca ancora tantissimo, e sarà così per sempre, anche se dovremo cercare di continuare a vivere”.