Il giorno dopo di quello che i Gilet Jaunes hanno definito “l’ultimatum a Macron” si contano i danni. Gli Champs-Élysées, l’elegante viale nel cuore della capitale francese, meta di turismo e di shopping fra i più esclusivi, è un campo di battaglia. L’iniezione dei Black Bloc nel 18esimo sabato di protesta ha alzato il livello dello scontro, dopo settimane in cui tutto era sembrato affievolirsi. Il bilancio è pesante, da guerriglia vera: 11 feriti, una mamma e il suo bambino salvati in extremis dai vigili del fuoco dalle fiamme che hanno invaso un palazzo, negozi devastati, decine di automobili date alle fiamme, segnali stradali divelti, 82 arresti (237 in tutta la Francia), una nuvola di gas lacrimogeni che è rimasta per ore sulla zona, lanciati dai 5.000 agenti di polizia schierati per respingere un mare di gilet gialli, 44mila secondo la polizia. La sede di una banca data alle fiamme, lo storico ristorante “Forquet’s” saccheggiato insieme a boutique e negozi fra cui “Bulgari”, “Hugo Boss” “Zara” e “Disneystore”.
In rete circolano le immagini, accompagnate da migliaia di visualizzazioni e compiacimenti, di momenti della battaglia: un’auto della polizia accerchiata e presa a sassate, poliziotti colpiti.
Le parole di Edoard Philippe, il primo ministro sono durissime: “Non si tratta né di manifestanti né di casseur, questi sono assassini”. Gli fa eco il ministro dell’interno, Christophe Castagner: “Hanno risposto in massa all’appello alla violenza fatto da alcuni leader dei gilet gialli”. Per finire con le parole del presidente Macron, secondo cui la misura è ormai colma: “Bisogna prendere decisioni chiare affinché tutto questo non si ripeta più. Quel che è avvenuto sugli Champs-Élysées non si chiama manifestazione. Tutti coloro che erano lì sono complici di quanto è accaduto”.