La Romania è scesa in piazza per protestare contro la vicenda che ha portato alla terribile morte di Alexandra Măceșanu, una 15enne rapita, violentata e uccisa da un meccanico. Il caso è esploso dopo la pubblicazione della registrazione delle chiamate al 112, il numero di emergenza, in cui la giovane, imprigionata dal 65enne Gheorghe Dinca, un balordo che viveva in una baracca isolata, aveva rinchiuso Alexandra dopo averle dato un passaggio. Quasi subito le sequestra il cellulare, la benda e la porta a Caracal, dove la giovane rinchiusa in una stanza subisce botte e violenza. Ma l’uomo non si accorge di aver lasciato il cellulare nella stanza in cui tiene prigioniera la ragazza, che ne approfitta per chiamare la polizia. Nell’audio, si sente distintamente Alexandra chiedere aiuto, ha la voce terrorizzata ed è in uno stato confusionale dovuto alla violenza, ma tenta ugualmente di dare indicazioni utili al centralino della polizia: “Mi chiamo Alexandra Măceșanu, ho 15 anni, sono stati rapita e violentata, per favore, venite a liberarmi”. L’operatore chiede dove si trova e la ragazza dice di non saperlo, ma la reazione è stizzita: “Non sai dove sei? E come pensi che riusciamo a trovarti?”. La ragazza si sforza: “Siamo a Caracal, ma non so esattamente dove, per favore non riattacchi, ho paura che torni”. Poi inizia a rovistare nella stanza e trova finalmente un bigliettino che è comunque un indizio: “Antonius Caracalla numero 9”. Manca l’indirizzo, fa notare l’agente, che comunque le dice “mandiamo una pattuglia”. Alla fine, la frase che per Alexandra equivale alla condanna “Per favore, adesso riagganci e tenga la linea libera”.
La pattuglia riesce a individuare il luogo dove Alexandra è tenuta prigioniera 19 ore dopo la chiamata, rallentati anche dalla richiesta di un mandato di perquisizione del tutto inutile. Ma per la ragazza è troppo tardi: gli agenti trovano soltanto i resti carbonizzati di un corpo, frammenti di ossa e alcuni denti.
Gheorghe Dinca viene arrestato e confessa sia l’omicidio di Alexandra che quello di Luiza Melencu, una 18enne scomparsa lo scorso aprile nella stessa zona di cui non si sa più nulla.
A complicare una vicenda che sta mettendo in forte imbarazzo la polizia e il governo stesso, arriva anche la testimonianza di una vicina di casa dell’uomo, che ha raccontato di aver chiamato il 112 per denunciare movimenti strani e urla provenire dall’abitazione del meccanico, personaggio considerato instabile e pericoloso.
A Bucarest, la gente è scesa in piazza per protestare davanti al Ministero degli Interni, dove è comparso un manifesto che recita “Police Kill”. La prima testa a volare è stata quella di Ioan Buda, il capo della polizia, licenziato in tronco insieme a due funzionari di polizia della contea di Caracal.