Non ce l’ha fatta a trattenere la commozione, quando ha annunciato le dimissioni: John Bercow, il colorito e colorato speaker della House of Commons inglese il 31 ottobre, al momento ultima data utile della Brexit, non sarà più al suo posto.
Se la Brexit ha un eroe è proprio lui, John Simon Bercow, classe 1963, figlio di un tassista ebreo cresciuto a Edgware, a nord di Londra. La famiglia ha origini rumene: si chiamavano Berkowitz, diventato Bercow per sentirsi un più più inglesi. Secondo le sue note biografiche, il piccolo John studia con ottimi risultati nelle scuole pubbliche fino alla laurea con lode all’Università di Essex. Nel 1986, ad un anno appena dalla laurea, viene eletto consigliere del London Borough of Lambeth per il Partito Conservatore. È l’inizio di una carriera politica che in tanti considerano da bandieruola: passa da posizioni di destra ad altre di sinistra con una semplicità disarmante.
Il 22 giugno 2009 viene eletto Speaker della Camera dei Comuni, lascia i Conservatori e inaugura l’incarico dichiarandosi un riformista che vuole riavvicinare i cittadini alle impettite sale di Westminster: si batte per i diritti degli omosessuali, dichiara “assurda” l’idea di una repressione verso chi fuma cannabis e concede ai deputati di accedere all’aula senza cravatta. Ma soprattutto, diventa suo malgrado una celebrità e uno dei soggetti preferiti della satira anglosassone: i suoi “order” urlati ai deputati, il rifiuto di indossare la tradizionale parrucca preferendo i capelli grigi perennemente spettinati e un dubbio gusto nella scelta delle cravatte ne fanno un personaggio a tutto tondo. Da sempre contrario alla Brexit, non ha mai risparmiato bordate verso Boris Johnson, con cui è in scontro aperto da sempre, acuito ancor di più dalla recente decisione del premier di sospendere i lavori del Parlamento per cinque settimane. Nel 2017 è Bercow a vietare l’ingresso a Donald Trump nella House of Commons, mettendo in imbarazzo l’allora premier Theresa May che aveva presentato la richiesta.
I deputati si dividono: in molti lo definiscono “divisivo, pomposo, insicuro”, o ancora “un nano stupido e bigotto”, secondo altri è “uno dei più grandi speaker nella storia del Regno Unito”.