Non è dato sapere come finirà l’impeachment di Trump, e neanche se il presidente americano arriverà con i pieni poteri all’appuntamento elettorale del prossimo anno. Ma una certezza c’è: Donald si è assicurato un posto nel “Guinness dei Primati”, alla voce “sparaballe”.
Il “Washington Post”, autorevole quotidiano della capitale americana, ha creato il “Fact Checker”, un programma in grado di verificare in tempo reale le ormai celebri uscite trumpiane, classificando quelle false in un database che ormai sta diventando corposo.
Per celebrare degnamente i 1.000 giorni di presidenza, raggiunti il 16 ottobre con l’ennesimo tweet, il fact checker del WP annuncia il traguardo di 13.435 falsità o notizie fuorvianti. La media è di circa 22 al giorno, con un aumento esponenziale nelle ultime settimane, da quando è esplosa la nuova grana dell’Ucrainagate: caso che ha scatenato l’ira di Trump e costretto il database a creare un nuovo file di archiviazione, l’Ucraine Probe, che vanta già 250 voci.
La soglia psicologica delle 10mila falsità era stato infranto il 26 aprile, e l’impressionante mole di “balle cosmiche”, gestito dalla grafic reporter Leslie Shapiro, traccia, data e classifica tutte le affermazioni, perché ne resti memoria.
Prima del caso Ucraina, uno degli argomenti preferiti dall’inquilino della Casa Bianca era il muro al confine con il Messico: per 218 volte ha affermato che sarà realizzato, anche se il governo gli ha tagliato i fondi, scegliendo la creazione di 100 km di barriere e reticolati. Seguono, nella lista degli argomenti, l’ingerenza della Russia nelle presidenziali del 2016, il commercio, i dazi e l’economia, definita “la migliore della storia americana” anche dopo le smentite di analisti ed economisti, che ricordano quello sotto al presidenza di Bill Clinton come uno dei periodi migliori degli ultimi anni.