L’allarme l’ha lanciato la “National Society for the Prevention of Cruelty to Children” (NSPCC), un’associazione per la protezione dei minori in Gran Bretagna: a partire dai 10 anni, sempre più bambini chiedono alle loro famiglie dei trattamenti per sbiancare la pelle. E il motivo è drammatico: sperano in questo modo di evitare di essere sottoposti ad abusi e violenze razziali.
Sono i dati a spiegare il fenomeno: fra il 2017 e l’anno successivo, le forze dell’ordine hanno registrato 10.571 crimini motivati da odio razziale contro i bambini, una media di 29 al giorno. Cifra un quinto più alta di tre anni fa, con una crescita preoccupante di circa 1.000 nuovi crimini all’anno.
Il rapporto dell’associazione, basato sui registri della polizia nelle diverse regioni della Gran Bretagna, evidenzia la portata e l’ampiezza del fenomeno del razzismo in una nazione profondamente divisa. Dal referendum sulla Brexit del 2016 la crisi si è allargata, arrivando a colpire addirittura bambini che non hanno ancora compiuto il loro primo anno di età. “Sono stato vittima di bullismo da quando ho iniziato la scuola. I bulli mi chiamano usando nomi ingiuriosi e provo tanta vergogna. Ho perso tutti gli amici, perché venivano bersagliati anche loro con insulti e provocazioni: gli chiedevano per quale motivo erano amici miei, che ho la pelle sporca”, ha raccontato una ragazzina di 10 anni inrevistata da una televisione locale. “Sono nata nel Regno Unito, ma i bulli mi dicono di tornare nel mio paese. Così ho provato a rendere il mio viso più bianco: vorrei solo essere considerata normale e non aver più paura di andare a scuola”.
I crimini motivati dall’odio sugli orientamenti sessuali e di genere, la religione e le disabilità sono in rapido aumento, ma gli attacchi razziali costituiscono ancora la maggior parte dei crimini, con una media che ormai sfiora gli otto casi all’ora. “Il bullismo infantile di questo tipo può causare danni emotivi a lungo termine e creare ulteriori divisioni nella nostra società”, ha detto John Cameron, responsabile di “Childline”, l’equivalente inglese di “Telefono Azzurro”.
Atiyah Wazir, un consigliere del servizio telefonico, ha aggiunto: “Negli otto anni in cui mi sono offerto volontario, è stato straziante sentire le voci di bambini che chiedevano aiuto per riuscire ad essere accettati. Vivono portandosi addosso un senso di vergogna e di colpa, e a volte non osano dirlo ai genitori perché non vogliono farli preoccupare. Vogliamo che ogni bambino sappia che non ha nulla di cui vergognarsi, e ci trova sempre qui, disposti ad ascoltare e aiutare”.