di Marco Belletti
Ormai i giochi sono quasi fatti: in questi giorni – tra il 23 e il 26 maggio – il parlamento europeo in tutte le nazioni che compongono l’unione sta affrontando in tempi diversi (per l’Italia solo domenica) la sfida delle urne, con lo spoglio che inizierà domenica alle 23.
Gli ultimi sondaggi sulle votazioni si sono fermati al 10 maggio, quando è entrato in vigore il divieto delle pubblicazioni previsto dalla legge. Secondo le ultime analisi, in Italia il primo partito dovrebbe essere la Lega (31,6 per cento) anche se in leggero calo rispetto alle rilevazioni precedenti. Alle spalle di Salvini & C si piazzano il M5S (22,6 per cento) e il partito democratico (20,9 per cento). Se finisse così alla Lega andrebbero 26 seggi ma sempre secondo i sondaggi – nonostante la crescita dei partiti di destra e degli euroscettici – le forze a favore dell’Europa unita controllerebbero complessivamente il 57 per cento dei seggi, contro il 20,5 per cento di euroscettici, destra ed estrema destra. Sarebbe la prima volta che il partito popolare europeo o il partito per il socialismo europeo non raggiungerebbero da soli la maggioranza.
Gli euroscettici vorrebbero un’Europa meno presente nelle politiche dei singoli stati, decisamente più chiusa nell’accogliere stranieri, più protezionista sul piano economico e più reazionaria per quanto riguarda i diritti civili.
Al contrario, gli europeisti vorrebbero più poteri per l’Unione, maggiore integrazione degli stranieri, maggiori diritti sociali e civili. Ma rispetto al passato, le differenze tra le varie nazioni sono più accentuate.
Il Parlamento è eletto a suffragio universale diretto, cioè i cittadini europei eleggono direttamente i loro rappresentanti. Gli aventi diritto sono le persone che hanno compiuto 18 anni, con le eccezioni della Grecia (17 anni) e di Austria e Malta, dove sono sufficienti 16 anni. Ogni stato elegge i rappresentanti con le modalità previste dal proprio ordinamento, con l’indicazione dell’Unione che venga adottato un sistema proporzionale.
Unica eccezione al proporzionale per Malta e Irlanda, dove è utilizzato il voto singolo trasferibile, una tipica modalità anglosassone che permette di assegnare più preferenze numerando i candidati sulla scheda elettorale.
Secondo i trattati europei ogni nazione può eleggere tra i 6 e i 96 parlamentari secondo la popolazione. Solo la Germania ne può eleggere 96 (ha circa 82 milioni di abitanti), l’Italia ne ha a disposizione 73 mentre Cipro, Lussemburgo e Malta eleggono solo sei parlamentari.
Complessivamente quest’anno avrebbero dovuto essere eletti 705 deputati rispetto ai 751 del 2014, quando il Regno Unito votò ed elesse i suoi rappresentanti. A livello teorico, questa volta i seggi per gli inglesi avrebbero dovuto essere distribuiti tra gli altri Paesi ma gli ultimi sviluppi della Brexit e la proroga concessa dal Consiglio europeo hanno bloccato questa possibilità, rimandando la decisione in merito a dopo le elezioni.
La legge elettorale italiana per le europee è la più vecchia vigente nella nostra nazione e risale al 1979, quando si tennero le prime elezioni del parlamento europeo. Votiamo con un proporzionale puro: la percentuale di parlamentari eletti per ogni partito coincide più o meno con quella dei voti ricevuti alle elezioni. Si tratta dello stesso sistema utilizzato durante la prima Repubblica e la soglia di sbarramento per i partiti è al 4 per cento. Ogni elettore può scegliere fino a tre nomi di candidati presenti in una stessa lista, ma è necessario rispettare la rappresentanza di genere, cioè non è possibile votare tre uomini o tre donne: facendolo il terzo non viene considerato.
Il nostro Paese è diviso in 5 circoscrizioni che eleggono un numero di europarlamentari proporzionale agli abitanti: 20 per la circoscrizione nord-occidentale (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia), 14 per la nord-orientale (Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna) e per la centrale (Toscana, Umbria, Marche, Lazio), 17 per la meridionale (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria) e 8 per le isole.
In Germania i 96 europarlamentari sono eletti con un sistema proporzionale senza soglia di sbarramento e oltre ai candidati i partiti nominano anche un sostituto per ogni nome sulla lista.
La Francia è divisa in otto distretti regionali che eleggono i 74 eurodeputati. I seggi sono attribuiti alle liste con un metodo che rispetta quasi integralmente le quote proporzionali, con una soglia di sbarramento al 5 per cento.
La Spagna ha un unico collegio elettorale nazionale, non è prevista una soglia di sbarramento e sono 54 i seggi a disposizione, con i partiti regionali e quelli più piccoli che a volte si uniscono in liste comuni per aumentare le loro chance di eleggere almeno un europarlamentare.
Il Lussemburgo ha una delle leggi più articolate sebbene elegga solo sei persone e gli elettori possono esprimere fino a sei preferenze, scegliendole tra i candidati di tutte le liste oppure votando una sola lista.
Alle ultime elezioni la media europea dei votanti fu del 42,6 per cento. Decisamente più alte le medie in Belgio, Bulgaria, Cipro, Grecia e Lussemburgo dove andare a votare è obbligatorio per legge: in Lussemburgo la media più elevata del 2014, pari all’85,5 per cento.
Per conoscere in tempo reale lo spoglio dei voti in Italia, sarà possibile seguire dalle 23 di domenica 26 maggio gli instant poll Quorum/YouTrend su Sky Tg24, gli intention poll di Tecnè sui canali Mediaset, gli instant poll di SWG su La7 e gli exit poll di Opinio (consorzio formato da EMG, Piepoli e Noto) sui canali Rai. Sempre dopo le 23 saranno diffuse anche le prime proiezioni dal parlamento europeo mentre nelle ore notturne saranno disponibili le proiezioni ad alta copertura campionaria e i dati ufficiali dello spoglio, forniti direttamente dal ministero dell’interno.