di MICHAEL O'BRIEN
Julian Assange, auto-prigioniero dal 2012 nell’ambasciata dell’Ecuador di Londra, non se ne vuole andare, nonostante la sua situazione, più che a quella di un rifugiato politico, assomigli molto più a una vera e prioria prigionia. Ha respinto l'accordo proposto dal presidente dell'Ecuador, Lénin Moreno, in base al quale il fondatore di WikiLeaks potrebbe lasciare l'ambasciata di Quito, a Londra, dove vive da rifugiato dal 2012, con la “garanzia delle autorità britanniche di non estradarlo in Paesi dove potrebbe rischiare la pena di morte”. Assange, attraverso il sito WikiLeaks commenta duramente l’operato di Moreno. L’avvocato di WikiLeaks e difensore storico del giornalista e attivista australiano, Barry Pollock, parla di una "manovra diversiva”.
Il presidente dell'Ecuador Lenin Moreno in un'intervista alla CNN aveva affermato di aver ricevuto garanzie dal governo britannico che Assange "è un uomo libero a tutti gli effetti". Ma Assange pensa sia una trappola e, in compagnia del suo celebre gatto, non intende lasciare l'ambasciata. “Patetico tentativo di distogliere l'attenzione dalla storia di ieri del NY Times che il presidente Moreno ha cercato di vendere illegalmente Assange agli Stati Uniti per lo sgravio del debito. Assange è un rifugiato politico riconosciuto, non uno schiavo da vendere in contanti", scrive in un tweet WikiLeaks.
Ormai tra l’Ecuador e Julian Assange, “ospite” da anni dell’ambasciata di Londra, è guerra aperta. Assange ha già avviato contro il governo dell'Ecuador una causa per "violazione dei suoi diritti fondamentali”. In una dichiarazione, WikiLeaks ha rivelato che l'Ecuador aveva "minacciato di rimuovere la sua protezione e di bloccare sommariamente il suo accesso al mondo esterno”. Ha aggiunto che l'ambasciata ha rifiutato ai giornalisti e alle organizzazioni per i diritti umani di incontrarlo e ha installato disturbatori di segnale per impedire le telefonate e l'accesso a Internet.
Il whistleblower si era rifugiato nell'Ambasciata dell'Ecuador a Londra dal 2012, quando gli era stato concesso asilo per evitargli l'estradizione in Svezia, dove era accusato aggressione sessuale. Le sue “rivelazioni” hanno messo in pericolo non solo gli assetti politici e militari dell’Occidente, ma anche la vita degli agenti segreti citati nelle carte senza alcuno scrupolo. E poi il passaggio delle mail trafugate dagli hacker russi di Hillary Clinton e forse passate a Trump per condizionare il risultato delle presidenziali americane del 2016.
Il caso della violenza sessuale era stato archiviato, ma ora la “spia delle spie” teme l'estradizione negli Usa dopo le ripetute violazioni della sicurezza nazionale attraverso la diffusioni di documenti segretati.
Il sito web ecuadoriano Codigo Vidrio, specificava, in un servizio esclusivo, che Assange, secondo il governo, avrebbe dovuto pagare le spese della sua permanenza, come fosse in un albergo: i pasti, le cure mediche e la lavanderia: deve provvedere non solo a mantenere puliti gli spazi all'interno, ma anche a prendersi cura del suo amato gatto. I visitatori ammessi solo con un'autorizzazione preventiva. La nota ribadiva inoltre che non gli è permesso interferire in questioni politiche di qualsiasi altro paese.
Dal documento trapelato, il 47enne rischia di perdere anche la preziosa compagnia del suo animale domestico, se non si conformerà alle nuove disposizioni. Un altro membro del team legale di Assange, Carlos Poveda, ha confermato alla CNN che le regole sono "un'imposizione unilaterale dell'Ecuador per indebolire l'asilo concesso ad Assange. stabilendo condizioni più dure di una prigione".
"L'Ecuador è uno Stato sovrano, che prende le sue decisioni di politica estera con autonomia e cura degli interessi nazionali nel rigoroso rispetto del diritto internazionale", hanno ribadito i portavoce del governo, confermando l’esistenza delle nuove norme. Gli avvocati di Assange sostengono che l'Ecuador sta violando i suoi diritti continuando a negargli l'accesso a Internet. A marzo la replica del governo ecuadoriano: “Il comportamento di Assange attraverso i suoi messaggi sui social media mette a rischio il buon rapporto che il paese ha con il Regno Unito, i paesi dell'UE e altre nazioni”. L’idillio è finito, Assange dovrà fare le valigie e trovarsi un altro rifugio.