L’idea che la Gran Bretagna possa lasciare l’Unione Europea e mantenere un commercio senza attrito con il blocco di 27 paesi è ufficialmente morta. Il ministro Michael Gove ha avvertito le imprese britanniche che il governo sottoporrà le merci provenienti dall’UE a controlli alle frontiere a partire dalla fine di quest’anno, riconoscendo la fine del commercio con il più grande mercato di esportazione del paese.
“Il Regno Unito sarà al di fuori del mercato unico e dell’unione doganale, quindi dovremo essere pronti per le procedure e i controlli normativi che inevitabilmente seguiranno”, ha detto Gove durante un discorso.
Il libero commercio, che permette alle merci di muoversi tra i paesi senza tariffe o controlli alle frontiere, è una caratteristica fondamentale dell’Unione Europea. I sostenitori della Brexit avevano sostenuto che la Gran Bretagna avrebbe potuto mantenere l’accordo, o qualcosa di simile, anche al di fuori del blocco.
Ma quel sogno si basava sull’avvento di una nuova tecnologia che avrebbe permesso ai camion di passare attraverso controlli di frontiera virtuali, o sulla speranza che l’UE avrebbe concesso al Regno Unito gli stessi privilegi riservati ai membri dell’Unione.
La decisione del primo ministro Boris Johnson di allontanarsi dalle norme e dai regolamenti dell’UE senza tentare una relazione economica è stato l’ultimo chiodo piantato sulla bara della Brexit senza conseguenze.
Secondo Sam Lowe, ricercatore del “Centro for European Reform”: “Quando la posizione del governo è diventata ‘vogliamo solo un accordo di libero scambio’, il Regno Unito ha di fatto amentato gli attriti. È giusto che le aziende si preparino a nuovi e pesanti controlli sulle importazioni di merci che si spostano tra il Regno Unito e l’Unione europea, quando il periodo di transizione della Brexit terminerà, il prossimo 31 dicembre. I controlli alle frontiere potrebbero comportare ritardi e maggiore burocrazia per le imprese britanniche e per le società straniere che operano in Gran Bretagna, che hanno sofferto per quasi quattro anni l’incertezza della Brexit”.
Secondo alcuni dati economici, l’economia britannica non è cresciuta durante gli ultimi tre mesi dell’anno scorso, e gli investimenti delle imprese sono in una fase di stallo dal referendum del giugno 2016.
L’ex primo ministro Theresa May aveva tentato di negoziare un accordo con Bruxelles per mantenere una partnership commerciale “il meno possibile priva di attrito”, e lo scorso autunno Johnson ha firmato un accordo con l’UE che chiedeva la creazione di “una zona di libero scambio che combini una profonda cooperazione normativa e doganale, sostenuta da disposizioni che garantiscano condizioni di parità per una concorrenza aperta e leale”.
Ora, i limiti di questi accordi sono stati chiariti. “Siamo delusi dal fatto che la promessa di un commercio senza attrito sia stata sostituita da quella che il commercio sarà il più fluido possibile. È un’ipotesi ben diversa”, ha detto Elizabeth de Jong, direttore della politica britannica presso l’Associazione del trasporto merci.
Il punto critico sarà facilmente la traversata della Manica tra Dover e la città francese di Calais: il porto di Dover ha gestito 2,5 milioni di camion nel 2018 e altri 1,7 milioni sono passati attraverso il vicino Eurotunnel che scorre sotto il canale.
Ma le aziende sanno che dovranno prepararsi a nuove barriere che saranno erette in meno di 11 mesi, se il governo britannico non chiederà una proroga del periodo di transizione a Bruxelles. Ipotesi che al momento appare lontana, soprattutto per la riluttanza di BoJo.
Michel Barnier, capo negoziatore Brexit per l’UE, ha dichiarato il mese scorso che l’attrito al confine aumenterà come conseguenza naturale delle scelte fatte dal governo britannico: saranno necessari controlli sui prodotti alimentari e sugli animali, ad esempio, per garantire che siano conformi agli standard dell’UE: “Il Regno Unito ha scelto di diventare un paese terzo. Ha scelto di creare due spazi normativi. Questo rende impossibile un commercio senza attrito e indispensabili i controlli”.