Al terzo tentativo, la Camera dei Comuni britannica ha rigettato l’accordo faticosamente raggiunto da Theresa May con l’Unione Europea per garantire al suo paese un’uscita senza l’incubo del “no deal”.
Con la condanna senza appello rappresentata da 344 no e 286 sì, decade in automatico anche l’offerta della UE di far slittare il divorzio al 22 maggio, lasciando il tempo al Regno Unito di siglare rapporti bilaterali. L’ultima data utile è quella del 12 aprile, scadenza entro cui la UK dovrà presentare istanza motivata di rinvio o gettarsi nel vuoto con lo spettro del no deal.
Theresa May, a cui non è bastato neanche offrire le proprie dimissioni per convincere Westminster, ha definito “molto grave” il voto della Camera dei Comuni, ipotizzando la richiesta di un rinvio prolungato e l’eventualità di dover partecipare alle elezioni europee del 26 maggio. La premier, che ha rinfacciato alla Camera di non avere un piano B da proporre in alternativa al suo, che fosse un no deal, una cancellazione dell’articolo 50 o un referendum bis. Al termine del suo intervento, la May ha ribadito che il governo proseguirà nel tentativo di attuare la Brexit, così come richiesto dal risultato referendario del 2016.
Mentre il leader dell’opposizione Jeremy Corbyn ha invocato le dimissioni della premier e nuove elezioni, da Bruxelles rimbalzava la notizia di una convocazione d’urgenza di un consiglio europeo previsto per il 10 aprile: all’ordine del giorno, la questione Brexit.