Saint Andrews è graziosa cittadina nel cuore della Scozia, regione del Fife, a Nord di Edimburgo. Un posto del cuore per tanti turisti, che sfidano il freddo pungente per salire sulla torre della Cattedrale che da 800 anni si affaccia su questa località costiera: davanti ai loro occhi il mare che va verso l’Europa, dietro, le colline che anticipano l’Inghilterra.
Non è una scelta casuale: mentre il Regno Unito sta per affrontare le elezioni più importanti della sua storia, la Scozia è indecisa su dove puntare il proprio futuro: verso Londra o Bruxelles.
L’indipendenza non riguarda l’atavica antipatia verso gli inglesi, affermano in tanti, ma di capire se finalmente essere responsabili del proprio destino. Nel 2014, la Scozia ha rifiutato l’indipendenza in un referendum che ha avuto il 55% dei voti per restare ancorati all’Inghilterra, contro il 45% di chi voleva andarsene. Ma da allora la situazione è cambiata drasticamente, come continua a ripetere lo Scottish National Party, il terzo partito più grande del Parlamento britannico. Il giro di boa è stato il referendum sulla Brexit, che ha schiacciato la volontà degli scozzesi di rimanere nei confini dell’Unione Europea, rilanciando ancora una volta la lotta per ottenere l’indipendenza.
Ma per quei paradossi della politica, lo Scottish National Party si è ritrovato ad essere l’ago della bilancia a Westminster, dove nessun partito ha una vera e propria maggioranza. L’appoggio ad un governo laburista a condizione di ottenere il via libera per un secondo referendum: secondo gli analisti il terreno ideale per una feroce battaglia che potrebbe avere conseguenze importanti nel futuro del Regno Unito. E nessuno scontro sarà più feroce di quello combattuto nella circoscrizione del North East Fife, il seggio più marginale del Regno Unito, dove sia il PNS che i LibDem vogliono bloccare la Brexit lottando per gli elettori europeisti, anche se con metodi nettamente diversi. Il PNS ritiene che una Scozia indipendente sia il modo migliore per rimanere nell’UE, mentre i LibDem affermano che la Scozia è più forte in Europa se resta ancorata al Regno Unito.
Nel cuore del North East Fife c’è la città universitaria di St Andrews, un posto conosciuto come il luogo dove il principe William ha iniziato a frequentare Kate. La prestigiosa università della città ha anche una reputazione secolare, dove i ricchi studenti inglesi e americani scelgono di andare quando non entrano a Oxford o Cambridge.
Ogni martedì sera gli studenti si incontrano in uno dei numerosi pub della città: si armano di block notes, evitando le pinte di birra per tè e Coca-Cola. Molti di loro erano troppo giovane per votare nel referendum del 2016, e anche chi ha votato “Remain” sente di essere stato gettato sotto un tir impazzito e senza controllo chiamato Brexit. “Uscire dalla UE è solo l’ultimo esempio di come la Scozia stia ottenendo l’esatto contrario di quello per cui ha votato. Vogliamo sederci vicino all’Inghilterra nei tavoli che contano, e non restare nelle retrovie accontentandoci degli scarti. Vogliamo poter dire la nostra, che la Brexit è un’idea isolazionista che ci porta verso un ignoto pericolosissimo”.
Naturalmente, non c’è alcuna garanzia che una Scozia indipendente sia automaticamente riammessa nell’UE. Gli esperti hanno avvertito che la Spagna – alle prese con il movimento catalano per l'indipendenza - può porre il veto a qualsiasi tentativo della Scozia di ricongiungersi al blocco europeo, come ripicca dopo l’appoggio degli scozzesi alla causa catalana.