Non se l’aspettava nessuno, neanche gli organizzatori, una risposta di popolo così massiccia: sulle strade di Londra si è riversato un fiume di persone che da Hyde Park Corner si è diretta compatta verso Parliament Square, a Westminster, dove i politici litigano da anni sul loro futuro. Un mare di gente con i colori della “Union Jack”, l’orgogliosa bandiera inglese, insieme a quella azzurra dell’Europa, con le stelle in cerchio. Ovunque il grido “Put in to the people”, lasciate decidere al popolo.
Gli organizzatori della manifestazione, “People’s Vote”, parlano di un milione di persone in strada, e in realtà non sono che una piccola parte dei 4,2 milioni che hanno firmato la petizione popolare online che ha mandato in tilt il sito del Parlamento britannico, in cui si chiede la revoca immediata dell’articolo 50, ovvero lo stop immediato alla “Brexit”, l’imbuto in cui gli inglesi si sono infilati con tutte le scarpe tre anni fa.
Nel 2016, un’analoga iniziativa era riuscita a radunare 700mila persone, non poche ma pochissime perché da Westminster qualcuno si affacciasse per vedere cosa stava succedendo. Questa volta non è così, eppure, autorevoli voci da Downing Street lasciano trapelare un totale disinteresse alla manifestazione: revocare la Brexit tout-court è definito un “irreparabile danno alla democrazia e un tradimento della volontà popolare espressa dal referendum nel 2016”, oltre ad una magra figura politica degna dei libri di storia. E Theresa May non ha alcuna intenzione di metterci la faccia più di quanto non stia facendo nei suoi incessanti viaggi da e per Bruxelles.