Sulla carta, ma solo su quella, è la formula esatta del paradiso: pagare una cifra fissata in partenza, e da lì in poi mangiare fin quando l’ultimo millimetro di stomaco lo permette. Difficile resistere, almeno una volta nella vita, alla tentazione degli “All you can eat”, spendi poco e mangia quanto vuoi. Una formula nata in America, più precisamente negli immensi casinò di Las Vegas, che a mezzanotte esatta offrivano alla clientela buffet faraonici.
Da lì, la formula è arrivata ovunque, finendo per diventare sinonimo di bassa qualità. Un esempio lampante arriva da una serie di controlli del carabinieri del Nas, che in un'imponente serie di controlli in tutt'Italia hanno setacciato centinaia di locali etnici, la nuova passione degli italiani, con risultati preoccupanti. Su 515 locali ispezionati, ben 242 non erano in regola con il minimo sindacale di un ristorante: conservazione del cibo, alimenti non etichettati, pessime condizioni delle cucine e rispetto delle scadenze sulle confezioni. Quasi la metà dei ristoranti, il 48%, era fuori norma, così come il 41% di grossisti e depositi di alimenti. Sotto accusa soprattutto i ristoranti etnici, quelli che da tempo hanno scelto di cavalcare la formula magica all you can eat in cui si paga poco, ma in compenso il rischio di rovinarsi la salute è altissimo.
Ben 22 i locali chiusi dai carabinieri, con 23 persone denunciate e 281 multate per 477 violazioni fra penali e amministrative. Di queste, la maggior parte riguardano frode in commercio e cattiva conservazione degli alimenti, spesso molto diversi da quanto dichiarato sui menù.
Un giro d’Italia delle schifezze, che può iniziare dal titolare di un ristorante etnico di Pescara che nei magazzini aveva 200 kg di pesce congelato, spacciato come fresco, in pessime condizioni di conservazione. Idem a Treviso, con gli 85 quintali di alimenti scaduti da mesi, ritrovati nel magazzino di un cittadino kosovaro. Non è andata meglio a Bari, dove un ristorante cinese è risultato senza alcuna autorizzazione, e neanche a Bari, questa volta nel market di un cinese che aveva pronti 500 kg di pesce e pollame in pessimo stato di conservazione. Nei guai una donna cinese ad Alessandria, che nel locale aveva un impianto di refrigerazione praticamente fuori uso, e peggio del peggio a Padova, dove in un furgone parcheggiato sotto il sole venivano conservati 200 kg di alimenti un tempo congelati. Ancora Firenze, Parma e Torino: tutti ristoranti dove il cibo, spesso arrivato clandestinamente dall’estero, era conservato alla meno peggio in sacchi neri per l’immondizia.
Una bastonata ad una tendenza gastronomica che attira gli italiani, come dimostrano i dati di Coldiretti: il 32% dei nostri connazionali, uno su tre, consuma regolarmente prodotti etnici. Dato che però ne porta in dote altri meno edificanti: un allarme sanitario al giorno nel solo 2018, con 398 casi che per il 49% riguardano prodotti provenienti dall’UE e il 34% da paesi extracomunitari, mentre solo per il 17% riguardavano prodotti di origine italiana.