Ne ha fatta di strada Giovanni Trapattoni, nato a Cusano Milanino il 17 marzo del 1939, l’anno in cui scoppia la Seconda Guerra Mondiale. E di guerre, anche se calcistiche, il Trap ne avrebbe fatte tante, ma ancora non lo sapeva. Profeta della “zona mista”, un mix di catenaccio e calcio totale, come calciatore, nel ruolo di mediano, veste le maglie del Milan e del Varese, ma farà molto meglio come allenatore. Passa sulle panchine di Milan, Juve Inter, Bayern Monaco, Cagliari e Fiorentina, diventa il CT della Nazionale italiana poi si dedica al Benfica, allo Stoccarda, al Salisburgo e alla Nazionale irlandese. È l’allenatore italiano più vittorioso di sempre e uno dei più titolati al mondo, ma anche uno dei più simpatici: lo dimostrano le sue celebri uscite, compreso il leggendario “Strunz” ripetuto in una conferenza stampa in Germania, le massime come “Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco” o l’irresistibile ironia degli spot girati con Bruno Pizzul per “Fiat Professional”. Ma il Trap ha anche altri meriti: in tanti anni di carriera, è riuscito a passare indenne su panchine che scottano lasciando un ricordo che lo ha salvato da critiche e sfottò.