Forse come ogni anno, Alain Delon non sarà per nulla contento di dover soffiare su 84 candeline: alla faccia di chi è convinto che essere considerati uno degli uomini più belli del mondo e il simbolo del cinema francese basti a decretare la felicità, lui ha sempre risposto con depressioni, esaurimenti e tristezze che con gli anni si sono fatte più intense e pericolose. Parigino, classe 1935, Alain ha un carattere ribelle fin da piccolo: a 17 anni si arruola come paracadutista e parte per l’Indocina. Poi torna in Francia e ad aspettarlo c’è il cinema: è il 1961, Delon ha 25 anni, Luchino Visconti lo vuole ne “Rocco e i suoi fratelli” consacrandolo fra gli immortali. Di lui si dice sia lunatico, scontroso, sfuggente, ma non c’è donna che abbia saputo resistergli a lungo, e neanche che Alain abbia sopportato per troppo tempo. Ma a 84 anni, anche in cuore allenato come quello di Delon, restano impigliati pochi nomi: per lui vale quello di Romy Schneider, uccisa dalla vita nel maggio del 1982 e rimasta lì, dove fa più male.