Era stato Tracy Edwards, un omosessuale destinato a diventare l'ennesima vittima del “cannibale di Milwaukee”, a risolvere il caso di uno dei più feroci e imprendibili serial killer della storia americana. Fra il 1978 ed il 1991, Jeffrey Dahmer aveva ucciso 17 omosessuali in modo atroce, con atti di violenza carnale, necrofilia, cannibalismo e vilipendio di cadavere. Edwards, stordito con un sonnifero e ammanettato, era riuscito a fuggire e avvisare una pattuglia della polizia. All’interno dell’appartamento, gli agenti trovano uno spettacolo orribile: decine di resti di cadaveri conservati in frigorifero, teste e arti all’interno di pentole, teschi umani dipinti e foto di cadaveri fatti a pezzi. Nel luglio del 1992 Dahmer viene condannato a 15 ergastoli e 957 anni di prigione, ma ne sconterà soltanto due: il 27 novembre del 1994, un detenuto affetto da schizofrenia lo colpisce alla testa con un peso da palestra nelle docce del penitenziario, uccidendolo quasi sul colpo. Il suo cervello fu prelevato e conservato per studi scientifici.