Alle 15:25 del 22 luglio 2011, una bomba esplode di fronte al Regjeringskvartalet, la sede del governo, nel centro di Oslo: a terra restano 8 morti e oltre 200 feriti. Ma è solo la prima avvisaglia di un giorno da incubo, destinato a segnare per sempre con il sangue la storia della Norvegia. Poche ore dopo, l’autore dell’attentato, Anders Breivik, sbarca sull’isola di Utøya vestito da agente di polizia: 69 giovani fra i 10 e i 20 anni finiscono sotto il fuoco delle sue armi, a cui si aggiungono 110 feriti, alcuni gravissimi. Consegnatosi alla polizia senza opporre resistenza, Breivik si definirà un anti-multiculturalista, anti-marxista e anti-islamico, vicino alle ideologie di estrema destra. È stato condannato a soli 21 anni di carcere, la massima pena prevista dal sistema giudiziario norvegese.