Il 24 novembre del 1963 l’America e il mondo intero sono ancora sotto shock per la morte del presidente Kennedy, ucciso a Dallas da Lee Harvey Oswald, un ex marine con simpatie filosovietiche catturato poche ore dopo. Il giorno successivo, con una leggerezza che oggi sarebbe impensabile, Oswald viene trasferito dalla centrale della polizia di Dallas passando in mezzo ad una folla di giornalisti e curiosi. Tra loro c’è anche Jack Ruby, proprietario di night club e personaggio dal passato poco pulito. Alle 11:21, scortato da diversi agenti, Oswald gli passa a distanza ravvicinata: Ruby estrae una pistola ed esplode un solo colpo che colpisce il presunto omicida di JFK all’addome. Fermato e arrestato, confesserà che immaginava di essere addirittura elogiato dal resto dell’America: al termine del processo sarà condannato a morte, sentenza poi tramutata in ergastolo. Passa in galera solo gli ultimi tre anni della sua vita: Jack Ruby muore per embolia polmonare al Parkland Memorial Hospital, dopo aver privato il mondo di una delle tante verità sulla morte di Kennedy.