L'hanno trovato riverso, ai piedi della tromba delle scale del palazzo dove viveva, al numero 75 di corso Re Umberto, a Torino. Era l’11 aprile del 1987, Primo Levi se andava a 68 anni: da troppo tempo conviveva con il tormento dei ricordi di Birkenau, il campo di concentramento in cui era stato internato nel febbraio del 1944. Nessuno sa e ha mai capito se quella mattina Levi ha dato retta ai fantasmi che gli rodevano l’anima senza sosta o se la caduta sia stata un incidente. Era nato a Torino nel 1919 in una famiglia di origini ebree: cagionevole di salute, timido, fragile e sensibile, diventa vittima delle angherie dei compagni di scuola. Frequenta il liceo classico D’Azeglio, con Cesare Pavese come insegnante di italiano, e nel 1937 si laurea in chimica proprio mentre in Italia scattano le leggi razziali. Sul suo diploma di laurea si legge “Di razza ebraica”. Tornato in Italia da Auschwitz, tra il 1945 ed il 1947 scrive “Se questo è un uomo”, il suo capolavoro, il toccante e lucido racconto di un testimone dell’orrore dei campi di concentramento nazisti.