A 48 anni, con il fisico martoriato dalla sifilide e una forma di demenza dovuta alla malattia, la mattina del 25 gennaio 1947, nella sua villa di Miami, muore Alphonse Capone, per tutti “Al”, per i nemici “Scarface”: il simbolo dell’epopea dei gangster che aveva riempito di sangue e pallottole le strade americane a cavallo fra gli anni Venti e i Trenta. Una figura leggendaria che, malgrado una carriera piena di violenze, ha ispirato la cultura popolare definendo i canoni anche visivi del mafioso italoamericano che sarebbe poi finita in tanti film e romanzi. Capone era un uomo che amava vestirsi in modo elegante, fumare sigari costosissimi e concedersi ogni tipo di capriccio, come il rapimento di un pianista jazz che per celebrare il proprio compleanno aveva fatto suonare per tre giorni consecutivi, rimandolo a casa stanco ma pieno di soldi. Amava anche pensare alla gente, come quando durante la Grande Depressione aveva aperto a Chicago una mensa per i poveri che ogni giorno distribuiva pasti a migliaia di persone. Per incastrarlo, la squadra dei “The Untouchables” (celebrata nel film omonimo di Brian De Palma), voluta da J. Edgar Hoover, si è dovuta accontentare di un'accusa per evasione fiscale.