Erano le 19:07 del 21 novembre 1980: all’interno del mastodontico “MGM Grand Hotel and Casino” di Las Vegas, uno dei resort più vasti e celebri dello “Strip”, con 2.000 camere su 26 piani, si trovavano circa 5.000 persone. Nella zona delle cucine di uno dei ristoranti del complesso, il “The Deli”, una squadra di piastrellisti nota del fumo provenire dalle bocchette dell’aerazione e il bagliore delle fiamme uscire dall'area dei forni. L’allarme è immediato e le prime squadre di vigili del fuoco arrivano pochi minuti dopo, ma il fuoco si è già propagato fino all’ingresso, alimentato dalla carta da parati, tubi, colle e oggetti in plastica che rendono le fiamme velocissime: le perizie valuteranno in 5 metri al secondo la velocità del fuoco, e sei minuti il tempo sufficiente per trasformare l’hotel in un rogo visibile a km di distanza. Il conteggio delle vittime è disastroso: 650 feriti e 85 morti, per buona parte uccisi dal fumo tossico. Il 10 febbraio 1981, 81 giorni dopo il disastro dell’MGM, un altro incendio scoppia all’Hilton di Las Vegas, uccidendo altre 5 persone. I due episodi portarono ad una profonda riforma delle linee guida e delle norme di sicurezza antincendio che oggi rendono il Nevada uno degli stati più all’avanguardia del mondo nella prevenzione.