È la sera del 4 gennaio di cinque anni fa, il 2015: un’auto corre a tutta velocità da Orbetello, in Toscana, fino all’ospedale Sant’Eugenio di Roma. A bordo, insieme a Pino Daniele, colpito da un infarto, la compagna Amanda Bonini: giunti a Roma, i medici tentano in ogni modo di rianimare l’artista, ma non c'è più niente da fare: alle 22:45 viene dichiarato il decesso. L’Italia intera, ma soprattutto Napoli, è a lutto: la sera del 6 gennaio, due giorni dopo, 100mila persone si riuniscono in piazza del Plebiscito per ricordarlo cantando i suoi innumerevoli successi. Pino era nato nel quartiere Porto di Napoli, primo dei sei figli di un portuale e nessuno poteva immaginare che sarebbe diventato uno dei musicisti più innovativi del panorama musicale italiano, un musicista capace di rivisitare il sound napoletano con striature blues, rock e jazz, fino a creare il “tamburò”, un proprio stile compositivo. La sua carriera ha attraversato 40 anni, riempiti da 46 album, duetti con artisti internazionali e colonne sonore per diversi film, a cominciare da quelli per Massimo Troisi, a cui lo legava una profonda amicizia e anche lui andato via troppo presto.