È il personale delle due ambulanze accorse al numero 30 di Camden Square, a Londra, a constatare la morte di Amy Winehouse, uccisa da qualcosa che l’autopsia e le successive analisi tossicologiche spiegheranno a fatica molto tempo dopo con lo “stop and go”, uno tremendo shock dovuto a massiccio uso di droga e alcol dopo un periodo di astinenza. Era il 23 luglio del 2011, ed Amy quel giorno entrava nella cerchia dei “dannati dei 27 anni”, età che prima di lei si era portata via altri grandi nomi della musica: da Jimi Hendrix a Jim Morrison e Kurt Cobain. Nei pochi anni che il destino le ha concesso, Amy ha sofferto molto fra depressioni, solitudini, abusi e tormenti ossessivi verso il marito Blake Fielder, colui che l’aveva introdotta al crack, la cocaina all’eroina: tutto quello che l’avrebbe uccisa.