
Niente che possa fermare la macchina schiacciasassi del Coachella: dal 12 al 21 aprile le date ufficiali, anche se tutto si concentra in due weekend: 12, 13 e 14, e di seguito 19, 20 e 21. Di aprile, ovviamente. L’attesa, con le prevendite sui booking online che anche quest’anno hanno esaurito in 40 minuti i biglietti disponibili, parla di almeno 100mila persone a weekend, il che lo rende una miniera d’oro, visto che l’ingresso si aggira sui 600 dollari, a meno di non parlare dei tre concerti più attesi, Childish Gambino, Tame Impala e Ariana Grande, per cui ne servono almeno 800 per assicurarsi un posto all’Empire Polo Club di Indio, in una polverosa valle californiana a paio d’ore di macchina da Los Angeles. Ha detto di no Kanye West, perché “il palco è troppo piccolo”, ricevendo in cambio un mare di pernacchie.

Un evento “monstre”: sei palchi per 162 artisti e la solita gente che quando nell’aria c’è odore di glamour non manca mai, come Paris Hilton, Alessandra Ambrosio, Katy Perry, Dita Von Teese, Gigi Hadid e il clan Kardashian in ordine sparso. Nomi a cui aggiungere quelli che non annunciano la loro presenza ma arrivano comunque: sportivi, imprenditori, attori, stelle della musica e del cinema. Per tutti, celebri o meno, valgono le regole del progetto “Every One”, nome gentile per garantire la tolleranza zero verso molestie e intolleranze: ogni comportamento ritenuto offensivo sarà punito, mentre l’ingresso al Coachella, assicurano sul sito, “È aperto a persone di qualsiasi identità o espressione di genere, sesso, orientamento sessuale, razza, religione, età o abilità”.

Ma il “Coachella Valley Music and Arts Festival”, un mix arte, musica, spettacoli ed eventi mastodontici, non si limita al ruolo evanescente di red carpet del bel mondo, perché in vent’anni di onorate edizioni l’evento californiano è riuscito a passare dall’anonimato più assoluto a una notorietà globale, così potente e influente da dettare le tendenze e creare stili che perfino i grandi brand della moda sono costretti a seguire nelle loro collezioni streetwear, pena l’indifferenza e la solitudine degli scontrini fiscali. La filosofia di Indio, per tradizione, è sempre hippie e boho, in una sorta di collegamento ideale con quei bagni di folla passati alla storia come Woodstock: pizzi, frange, trasparenze, short, occhiali colorati, braccialetti scintillanti, cappelli, sandali da schiava e stivaletti alla caviglia. Lo sa bene “H&M”, che fra i primi ha sposato il Coachella style creando una linea apposita, mentre “Yves Saint Laurent” quest’anno ha ideato una gasoline station sulla Route 111, la strada che da Palm Springs porta a Indio. Un pit-stop di bellezza, con tanto Cadillac pink e finte pompe di benzina dove potersi rifare il trucco prima di arrivare a destinazione e perché no, provare le ultime novità make-up del marchio francese. Una strada fra palme (poche) e montagne (tante) che anche BMW ha voluto griffare creando per l’elettrica “i8” un design appositamente realizzato per gli iconici valori del Coachella: colori fluo e un lupo che emerge fra le fiamme ispirato a “Free Spirit”, il più recente album di Khalid, artista che sarà tra gli ospiti del festival più glamour che ci sia.