A Madrid, nel quartier generale della “Loewe”, brand spagnolo di lusso di proprietà del gruppo “LVMH”, si respira un grande imbarazzo. Dal 1846 ad oggi, in 173 anni di storia, non era mai successo di doversi scusare umilmente con il mondo intero per una figuraccia epocale.
L’ondata di indignazione e insulti è arrivata poche ore dopo la presentazione ufficiale di una capsule collection disegnata dal designer Jonathan Anderson e ispirata al grande ceramista britannico William De Morgan, celebre per le tecniche innovative ed esponente del movimento “Arts and Craft”.
Ma fra cappotti, borse, giacche e trench dalle linee morbide ed essenziali – e i prezzi adeguati - un outfit della nuova collezione maschile è saltato subito agli occhi di tanti: una divisa simile in tutto e per tutto alle terribili divise che i prigionieri dei campi di concentramento nazisti erano obbligati a indossare. Una giacca e un paio di pantaloni informi, a righe verticali bianche e nere.
Il sito e i canali social della maison sono diventati immediatamente il collettore di insulti piovuti da tutto il mondo, compresi quelli di altri marchi di moda che a volte collaborano con Loewe, lesti a prendere le distanze da quello che a tutti gli effetti è un clamoroso autogol.
Poco dopo, le immagini dell’improbabile completo maschile primavera/estate sono state rimosse dal sito, seguite dalle scuse del marchio: “Ci è stato segnalato che uno dei capi della nostra collezione ispirata al ceramista William De Morgan potrebbe essere stato frainteso come riferimento a uno dei momenti più odiosi della storia dell'umanità. Non era nostra intenzione e ci scusiamo con chiunque possa aver pensato che siamo insensibili a ricordi così dolorosi e indelebili. I prodotti sono stati rimossi dalla nostra offerta commerciale”.
Eppure, non è la prima volta che i marchi di moda finiscono sotto tiro per aver venduto abiti che in qualche modo sembrano prendere ispirazione dall’Olocausto. Nel 2014 il marchio “Zara”, anch’esso con sede in Spagna, è stato costretto a scusarsi per aver messo in commercio magliette con una stella gialla sul petto, terribilmente somiglianti a quelle che gli ebrei erano costretti ad indossare. L’azienda ha tentato una timida difesa, affermando che l’ispirazione volevano essere “Le stelle dello sceriffo dei film western”, ma poche ore dopo l’articolo è stato rimosso dagli scaffali di tutto il mondo.